Opinione su Aladdin (2019): Aladdin in un mondo d'incanto live-action

Aladdin in un mondo d'incanto live-action

01/08/2020

Vantaggi

Interpretazioni, storia, musiche, canzoni e coreografie, adatto a tutti

Svantaggi

Qualche scelta registica, l'originale rimane imbattuto


La Disney negli ultimi anni è molto dedita alla riproposizione dei suoi classici film di animazione in versione live-action. Non ci è dato sapere fino a che punto l'intenzione del colosso ha a che fare con il mero guadagno, ma sta di fatto che molte delle nuove pellicole di questo filone si dimostrano dei grandi trionfi al box office. È proprio il caso di "Aladdin" del 2019, diretto da Guy Ritchie, che ha macinato più di un miliardo di dollari nel mondo. L'esito positivo, però, non era cosa assolutamente certa, e dopo averlo visto, si capisce che in fondo è un incasso meritato. "Aladdin" è il remake fantasy più riuscito della sua categoria, e non soltanto perché la versione del 1992 fosse già solida e meravigliosa di suo, ma anche perché aggiunge qualcosa in più che non stona.
La storia ormai dovrebbe essere nota a tutti. È la perfetta commistione di dramma, commedia e sentimentalismo, comprensibile per i più piccoli, stimolante per i più smaliziati. Aladdin, un giovane scapestrato che vive facendo il ladro di strada, incappa nella principessa Jasmine, figlia del sultano, e tra i due nasce qualcosa. A complicare le cose ci sono le difficoltà che la principessa ha con le limitazioni che implica il suo ruolo a palazzo. Aladdin, dal canto suo, per mezzo di una lampada magica, stringe amicizia con il Genio e può avere l'occasione per conquistare il cuore della sua amata e far fuori Jafar, il perfido Gran Visir che trama alle spalle del sultano ed è intenzionato a impossessarsi della lampada.
Mena Massoud è Aladdin, Naomi Scott è Jasmine, Marwan Kenzari è Jafar e Will Smith presta le sue fattezze al Genio. È un cast azzeccato e vincente, nonostante le perplessità che erano sorte a seguito del rilascio delle immagini che mostravano uno Smith non proprio promettente. Ogni attore protagonista dimostra un talento eccezionale, a conferma del fatto che la Disney sa come lanciare dei veri e propri talenti. Gli interpreti di Aladdin e Jasmine, oltre ad apparire molto simili nelle sembianze alle controparti cartoonesche, hanno una presenza scenica che permette loro di risaltare. Cantano, danzano e recitano magnificamente, come del resto fa anche l'attore più noto, Will Smith. Quest'ultimo, dovendosi misurare con un ruolo veramente iconico, si trasforma in un Genio che non poteva riuscirgli meglio, in virtù del fatto che non tradisce affatto l'ironia debordante e la frizzantezza travolgente della versione precedente. Lo incarna divinamente ma vede anche di aggiungere un pizzico della sua naturale energia, così da offrire una versione vicina alla tradizionalità eppure originale quanto basta per divenire memorabile a modo suo. Attingendo dal suo talento di cantante, Smith esegue dei brani e balla in maniera leggermente più moderna e vicina al suo stile da rapper.
Nel novero di questi personaggi ben amalgamati, tra protagonisti, coprotagonisti e antagonista, trovano spazio adeguato anche gli animali, immancabili nei film Disney e rilevanti nella storia di Aladdin, a partire dalla scimmietta Abu, passando per la tigre Rajah, fino ad arrivare al fastidioso pappagallo Iago.
Questo film si appoggia molto sul lato fiabesco e dirompente presentatoci nel 1992, soprattutto per quanto riguarda le scenografie e le coreografie. Non era semplice né scontato rappresentare con la medesima vivacità le scene rapide, quasi psichedeliche e decisamente spettacolari che la pellicola animata si era permessa, ma la versione nuova ha voluto tenere fede a quei canoni che hanno contribuito alla fama della storia del giovane ladro di strada. Dunque questo è un approccio che convince e avvince senza mai tradire lo spirito dell'originale; piuttosto si pensa a sublimarlo ulteriormente. A livello di sceneggiatura le differenze non arrivano mai a essere spropositate. L'inizio è innovativo, poco per volta viene introdotta una certa quantità di dettagli, ma le vere sorprese si condensano principalmente nell'ultimo atto, giacché in quei momenti preparatori per la resa dei conti e per l'epilogo, si rendono evidenti i proponimenti degli autori di spingere il film verso una direzione più contemporanea, partendo dal ruolo della protagonista femminile. Jasmine viene messa sotto una luce che fa brillare ulteriormente la sua forza intrinseca mentre si trova imprigionata in una gabbia dorata e circondata da uomini che, nel bene e nel male, non le vogliono dar modo di esprimere la propria voce né di inseguire i propri desideri. Insomma, le si dà un approfondimento più in linea con i tempi recenti. Ma il film opera grandi mutamenti anche su un altro fronte: aggiunge qualche interessante personaggio di contorno ed estende il ruolo del genio, mischiandolo anche con la componente amorosa. E con tutte queste aggiunte e rifiniture, la storia dona una conclusione meglio approfondita ai personaggi.
Insomma, gli sceneggiatori hanno potuto appoggiarsi con sicurezza sulla solidità della trama di base, ma non hanno esitato a estendere e ad ammodernare gli elementi che per loro necessitavano di questo trattamento. E nonostante i raffronti con il classico siano impossibili da evitare, il film è bello narrativamente e potente visivamente. La regia di Guy Ritchie non è sempre precisa, specialmente nelle sequenze rapide; alcune scene in cui si è ricorso all'uso della computer grafica rivelano una qualità non proprio all'altezza della casa di produzione che c'è dietro, ma sono tutti dettagli tecnici che fortunatamente non inficiano nella visione del film. Ottimo invece il lavoro di ricostruzione delle location suggestive, nonché la cura certosina degli abiti che evocano lo stile da "Le Mille E Una Notte", la raccolta di racconti orientali da cui è effettivamente tratta la storia di Aladino.
In tutto questo non potevano mancare i magnifici brani musicali, quelli che decretano puntualmente il successo di ogni produzione Disney e ne accrescono il fascino. Tutti provengono dal classico d'animazione, a eccezione per uno nuovo di zecca tutto per Jasmine, che lo esegue in un assolo di grande impatto sia per la qualità dell'interpretazione che per la valenza del testo, non ruffiano ma essenziale poiché arriva in un momento in cui le produzioni hollywoodiane non si fanno sfuggire l'occasione di mettere in risalto le figure femminili dopo anni di stereotipi e limitazioni. E poi come dimenticarsi, tra le altre, delle intramontabili "Notti d'Oriente", "Un Amico Come Me" e, soprattutto, il duetto "Il Mondo È Mio", che ha fatto fantasticare chiunque, dai bambini, agli innamorati fino ai sognatori impenitenti: Aladdin e Jasmine sullo stesso piano, congiunti sul tappeto volante mentre sorvolano il regno di Agrabah e cantano all'unisono, innamorati, l'uno indispensabile per l'altra. La pellicola del 2019 è riuscita a riprodurre in chiave realistica, per quanto possibile, le parti fondamentali che sono rimaste scolpite nella mente di chi ha visto l'opera prima, e allo stesso tempo ha veicolato altre emozioni, riuscendo a fare quel che tutte le produzioni Disney si propongono di fare: intrattenere, far capire con assoluta limpidità la differenza tra giusto e sbagliato e, in primis, incitare a sognare - anche quando si tratta di spettatori cresciuti - trasportando in un mondo d'incanto.


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