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1 Opinioni per Il rosso vivo del rabarbaro - Audur Ava Olafsdottir
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    Davvero bello!
    opinione inserita da Silvia Bollini il 26/08/2020
    E’ un romanzo poetico, creato dalla immaginazione brillante e leale di Auður Ava Ólafsdóttir. I luoghi sono i veri protagonisti delle sue storie: stavolta, un villaggio e una piccola e indaffarata comunità in Islanda, sul mare, a nord del mondo. La vicinanza al circolo polare artico consente che in giugno e parte di luglio e maggio non ci sia la notte e che d'inverno, invece, il sole si alzi poco sopra la linea dell'orizzonte per non più di 4 ore al giorno. Mi appassiono all’adolescenza complessa e tenera di Ágústína, figlia di una madre ornitologa girovaga e di un padre esperto di balene che, probabilmente, ignora la sua esistenza. Ágústína è il nome scelto da Nína, la donna che la protegge e la cura, alla quale è stata affidata: come Augusto imperatore che ha potuto vivere al di qua e al di là dell’anno zero ed è così diventato sia un uomo del più sia un uomo del meno. Ed è sempre Nína che la invita ad assecondare la sua curiosità, giacché “spesso ci si dimentica di guardare ciò che sta fra le cose, quando in realtà è proprio quello che c’è in mezzo a tenerle assieme …e conta tanto anche lo spazio vuoto, o lo spazio intermedio.” p.35. Senza il buio, il tempo appare immobile. L’accecante sole e il vento pungente del nord educano il corpo e l’intelletto della giovane che si trascina con le sue stampelle come una foca fra i faraglioni. Ágústína lentamente, affinando l’intuizione e il pensiero, diviene una sirena che seduce e incanta. Discreta e introversa, dotata di intelligenza feconda, è creatura che appartiene alla natura, alla bassa marea della spiaggia e alla vetta della Montagna che desidera scalare con la complicità degli scarponcini da trekking ricevuti per il suo compleanno. Ágústína e le sue gambe matte diventano grandi grazie alle relazioni, anche in assenza, e alle parole: quelle scambiate con Salómon, figlio adolescente della maestra del coro e quelle lette ne L’idiota di Dostoevskij, le parole ricevute per posta da sua madre e le parole scritte e spedite in bottiglia per suo padre. La necessità di conoscenza, di comprensione, di riflessione, di dialogo rappresentano il fil rouge della vicenda umana e della storia narrata. E’ importante riconoscere il copione che libera e trattiene, che identifica e limita, ritrovato in un baule, su un foglio che sua madre ha scritto tanto tempo prima:
    Segnala contenuto
    Questa è la storia di una ragazzina dalle gambe fragili che cerca di superare i propri limiti, sfidando una montagna e sfidando un po’ anche se stessa. Perché dall’alto della montagna puoi avere una visione d’insieme che ti aiuta a vedere sempre più piccole tante cose che alla fine sono davvero poco importanti. Perché l’unico vero viaggio, il più bello che ognuno di noi può fare, consiste nel superare i propri ostacoli, nello scalare la cima della propria montagna personale. Questa ragazzina dà emozioni, così come anche il racconto della sua stessa nascita. E in questo libro c’è tanto rosso, che è il colore che non a caso ne dà il titolo. La lettura scorre via e ti lascia una striscia di colore dentro. Senti che le tue fragilità non sono solo tue, ma senti anche che ci può essere dentro di te la forza di andare oltre.
    personalmente non trovati