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1 Opinioni per La figlia dell'ottimista - Eudora Welty
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  • blase
    Un'idea sorpassata
    opinione inserita da blase il 31/12/2020
    Ogni classico è uno straordinario viaggio nel tempo. Questo ci porta nel Sud degli Stati Uniti d’America, in una piccola cittadina dove tutti conoscono tutto. Romanzo spiccatamente al femminile, primeggiano le protagoniste Laurel e Fay, figlia e seconda moglie del giudice McKelva. Laurel ha perso il marito in guerra e si è costruita una vita come disegnatrice di tessuti a Chicago, Fay è una giovane e capricciosa ragazza, stanca di un marito anziano con problemi di salute. L’una l’opposto dell’altra, la ragione contro l’impulsività, la compostezza contro l’irruenza. Due figure che catturano l’attenzione del lettore, l’una in positivo, l’altra in negativo. Laurel ha un vivere spoglio, attaccato ai ricordi profondi della madre e del marito, Fay sfodera invece una effervescente antipatia, è già proiettata al futuro nonostante la perdita appena subita. Ma l’atmosfera corale del romanzo ha la sua forza nella descrizione delle visite al defunto giudice. Amici, vicini e conoscenti portano il doloroso tributo che fa scintille all’entrata in scena della famiglia di Fay. È come osservare due schieramenti su un campo di battaglia, ma in questo caso le truppe che difendono la propria terra sono armate di pettegolezzi, sottointesi, sguardi e silenzi fin troppo eloquenti. I personaggi secondari palesano un comune modo di vivere, di pensare, di parlare, tipico delle piccole città, ancora più esasperato dalla notorietà del defunto in questione. Potremmo forse provare un po’ di compassione per la giovane Fay, buttata nelle fauci di una collettività tanto unita, ma i suoi comportamenti al limite dell’isterico spazzano quel minimo di potenziale empatia. Laurel, d’altro canto, è la donna che si è fisicamente “mossa” trasferendosi a Chicago, ma che rimane legata a ricordi che le impediscono di andare emotivamente avanti. Il tema del tempo, della sua percezione e del suo significato, pervade l’intero romanzo. Un attimo in una vita, una vita in un attimo.
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    Leggere un classico significa sedersi in una macchina del tempo e imparare a godersi il viaggio
    personalmente non trovati