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1 Opinioni per Si stava meglio quando si stava peggio - Carlo Greppi (Chiarelettere)
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  • little51
    Stop ai -luoghi comuni-
    opinione inserita da little51 il 11/02/2021
    Apriamo la televisione su qualsiasi canale stia trasmettendo un telegiornale o un talk-show di politica, spettacolo o quant'altro e mettiamoci tranquillamente seduti ad ascoltare almeno una ventina di minuti: ci accorgiamo subito del fatto che molte volte le persone parlano e parlano, ma ripetono cose trite e ritrite e soprattutto luoghi comuni che vogliono dire tutto e niente. Se si sta parlando di emigrazione indubbiamente spunterà la frase “Io non sono razzista, però...”; se seguiamo l'attuale crisi di governo, ecco “Non esistono più destra e sinistra...”. Insomma siamo ormai fatti di clichè, di frasi fatte e usandole, si può anche parlare per ore senza dire assolutamente nulla. Carlo Greppi (classe 1982), storico e scrittore, dà al suo nuovo libro edito da Chiarelettere un titolo che è una delle tante frasi dette “luoghi comuni” che noi, tutti noi, usiamo molto spesso cioè “Si stava meglio quando si stava peggio”. In questo interessante saggio sul nostro comune linguaggio, potremmo dire, del nulla, Carlo Greppi sceglie tra tutti i luoghi comuni così diffusi, li prende, li analizza, ne spiega il significato e li smonta. In particolare ne sceglie 20 tipo: -Si stava meglio quando si stava peggio (il titolo appunto) -Aiutiamoli a casa loro! -Non ci sono morti di serie B e così via. Ognuna di queste frasi rappresenta almeno in parte la verità, ma una verità così generica che alla fine non vuol dire nulla: l'ordine è -non pensare per luoghi comuni-, frase che a sua volta è un luogo comune. Insomma, sembra dirci l'autore, bisogna fermarsi, riflettere ed imparare a parlare e a ragionare con la propria testa ed esprimersi con le proprie parole. Carlo Greppi dice di aver scritto questo libro soprattutto per i ragazzi (anche se è consapevole che leggono sempre meno) perchè possano conoscere e riconoscere il linguaggio in uso e possano riflettere su cosa dicono e su cosa sentono dire. Mai più insomma i cosiddetti “Brani prefabbricati”, largo alla personalizzazione e all'originalità del linguaggio.
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    il libro fa riflettere sul linguaggio in uso e sui suoi difetti
    nessuno