Opinione su Storia di una ladra di libri - Markus Zusak: La bambina che salvava i libri

La bambina che salvava i libri

12/05/2015

Vantaggi

Bello

Svantaggi

Più Impegnativo Di Come Fanno Credere In Rete


Era da tempo che volevo leggere questo libro e finalmente a novembre scorso è arrivato come regalo di compleanno.
“Storia di una ladra di libri”, altrimenti detto “La bambina che salvava i libri”.
Due titoli per lo stesso romanzo.

Il libro è diviso in 10 parti, ognuna a sua volta divisa in tanti brevi capitoli ognuno con il suo titolo per un totale di 562 pagine.

A narrare il libro è la Morte.
Una prospettiva insolita da cui vedere la storia e sicuramente lugubre che inizialmente sconvolge.
Una narratrice con la quale non ci si vorrebbe mai scontrare, con cui è difficile identificarsi, ma nel corso della storia scopriremo che la Morte a volte può essere una liberazione, non è sempre così violenta come sembra, non tutti la temono, molti ci si abbandonano, tanti la invocano, alcuni neanche si accorgono quando lei arriva e prende tra le braccia le anime per portarle con sé.

Siamo nella Germania nazista e tristemente la Morte incombe su uno scenario ogni giorno più violento e sanguinario.
In una gelida giornata di neve, Liesel Meminger e suo fratello stanno viaggiando in treno con la loro mamma per raggiungere la famiglia che li adotterà e li nasconderà.
Sono comunisti, dunque profondamente odiati dai nazisti e di conseguenza in pericolo.

Il piccolo morirà nel treno stremato dalla tosse e dalla febbre.
Liesel e sua madre verranno fatte scendere per celebrare il funerale del piccolo in una sperduta cittadina tedesca di cui non si conosce neanche il nome.
E’ proprio al cimitero che Liesel compirà il primo furto di libri.

I furti di libri e di cibo scandiscono la vita di questa piccola adolescente che deve ricostruirsi una vita nella Himmelstrass, a Molching, un paesino vicino Monaco.
Non vedrà mai più la sua vera madre, ma imparerà a voler bene alla famiglia Hubermann ed ai vicini di casa, l’inseparabile Rudy Steiner dai capelli giallo limone che le chiederà imperterrito un bacio fino alla fine del libro e Tommy Muller un ragazzino con gravi problemi di udito in seguito ad una brutta infezione contratta da piccolo.
Poi c’è Max, un ebreo da nascondere in cantina, Frau Holtzapfel che sputa sulla porta di casa Hubermann per via di vecchie ruggini, la moglie del sindaco sempre sola, infreddolita e triste nella sua grande casa, Frau Diller, l’unica vera e accanita sostenitrice di Hitler che compare in questo libro.
Grazie a questa storia infatti si nota come non tutti i tedeschi abbiano abbracciato l’ideale nazista.
Questo non significa che la Germania non abbia colpa per la carneficina che è stata compiuta, semplicemente, il popolo teme il nazismo, odia il Fuhrer e vive la guerra come portatrice di sangue, morte e distruzione.
Frau Holtzapfel piangerà la morte dei figli, Hans Hubermann non vuole neanche iscriversi al partito nazista, Rudy si fa beffe della gioventù hitleriana continuando a sbagliare volutamente la data di nascita di Hitler nonostante le severe punizioni inflitte.
Solo Frau Diller è una nazista convinta, una goccia nel mare di tutti i personaggi che incontreremo nel corso della storia, tra l’altro non è neanche una delle protagoniste.

Tra furti, scorribande, partite di pallone, sirene che annunciano i bombardamenti e molto altro arriveremo alla triste fine del libro.
Se si pensa che in chiave romanzata queste storie abbiamo tutte un lieto fine ci sbagliamo.
La tristezza dilaga, perché è così che si merita di finire un libro che narra le storie di un terribile periodo che in tanti abbiamo avuto la fortuna di non vivere.

Un romanzo bello, terribile, sconvolgente e coinvolgente, che appassiona e fa riflettere ma che non si legge come bere un bicchier d’acqua.
Leggo recensioni di gente che lo definisce veloce, un libro che si legge in un attimo ma non è vero.
Come si fa ad ingoiare una dopo l’altra pagine di distruzione e guerra?
Come si fa a non fermarsi a riflettere?
Io ci ho messo parecchi giorni perché ho letto poco alla volta per assimilare meglio i concetti, per rispetto di queste pagine che non sono quelle di un grazioso chick lit o di una melensa storia d’amore da ombrellone.

E’ un romanzo importante che merita la giusta considerazione ed il giusto peso.
La Morte per fermare meglio i concetti scrive a volte persino in grassetto.
Non le solite frasi ad effetto da copiare su Facebook come aggiornamenti di stato.
Veri e propri concetti per trascinare anche nei tempi moderni quello che è stato subire la Seconda Guerra Mondiale, lo sterminio, le tribolazioni di una Germania povera, anti nazista, impaurita e affamata.

Non difendo ovviamente i tedeschi, non l’ho mai fatto e non ho intenzione di cominciare a farlo ora perché quello che hanno commesso è imperdonabile ed indicibile.

Questo romanzo però va letto, è davvero bello, vi rimarrà dentro.



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margherita123

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    opinione inserita da opinion71 il 11/05/2018
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    una triste realtà
    nulla
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    opinione inserita da zafferano il 04/07/2017
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    100%
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    Intenso e drammatico
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