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    L'amato zingaro del pallone
    opinione inserita da Edoardo de Rosa il 13/01/2017
    Dirceu José Guimarães, per tutti semplicemente Dirceu è stoato uno dei calciatoti brasiliani più amati degli anni Settanta e Ottanta. Ha avuto una carriera lunghissima, quasi trentennale, che l'ha visto giocare con un numero incredibile di casacche. Proprio per questa sua grande mobilità, è stato soprannominato lo "zingaro del pallone". Con i suoi 170 centimetri appena ed un fisico tutt'altro che statuario, aveva nella raffinatissima tecnica e nel sinistro potentissimo i suoi tratti caratteristici. Fenomenale nei calci piazzati, scaricava delle vere proprie "bombe" quando eseguiva calci di punizione. Ha partecipato a ben tre mondiali (1974, 1978, 1982) e a tre Olimpiadi (1972, 1976, 1980), saltando il quarto Mondiale (1986) solo per le imperfette condizioni fisiche di quel periodo. Nata come esterno d'attacco (all'epoca si diceva ala), si è gradualmente accentrato diventato un ottimo regista nonché un fine trequartista. In Europa è arrivato a ventisette anni, ingaggiato dagli spagnoli dell'Atletico Madrid. Dopo tre stagioni in terra iberica, dove ha anche inizio la sua mutazione tattica da attaccante esterno in centrocampista centrale, si è trasferito in quella che sarebbe divenuta la sua seconda patria, ovvero l'Italia. Spetta all'ambiziosa Hellas Verona il merito di averlo fatto conoscere al pubblico italiano, conducendolo nei nostri stadi. E' il 1982, l'anno del Mundial vinto dall'Italia guidata da Enzo Bearzot, e gli scaligeri decidono di affidarsi all'estro e alla classe di Dirceu. In terra veneta rimane una sola stagione, anche in ragione di un rapporto tutt'altro che idilliaco con l'allenatore Osvaldo Bagnoli. In pratica l'acquisto del brasiliano fu un'iniziativa indipendente della dirigenza veronese, che non aveva avuto l'avallo del tecnico. Nonostante questa situazione difficile, il regista brasiliano ebbe modo di farsi apprezzare e trovare un ingaggio importante per la stagione successiva. Arriva al Napoli, nel quale milita un altro campionissimo, il difensore olandese Ruud Krol e dove si mira alle primissime posizioni di classifica. Anche alle falde del Vesuvio il suo talento emerge e diviene un beniamino del pubblico. Ma ancora una volta la sua esperienza si esaurisce nell'arco di una sola stagione. Circostanza che si ripete anche ad Ascoli, Como e Avellino. Nonostante la brevità del soggiorno, in ogni città in cui passa lascia uno Nonostante la brevità del suo soggiorno, ovunque lascia uno stupendo ricordo, sia calcistico che umano. Dopo la parentesi nel Belpaese, decide di rientrare in Brasile, destinazione Vasco de Gama. Ancora una volta, però, la sua indole girovaga prevale e si impone. Dopo un solo anno a casa, inizia nuovamente il suo giro del Mondo, che lo conduce negli States, nella calda e ricca Miami. Ancora un solo anno e poi la sirena italica reclama nuovamente attenzione. José rientra in Italia, più precisamente in Campania, all'Ebolitana. A Eboli diviene una sorta di semi-divinità, amatissimo da tutti. Tanto che riesce a resistere ben tre anni indossando la stessa casacca. Chiude la sua militanza in Italia, in modo questa volta definitivo, trascorrendo un anno nel Benevento. Tornato in patria non rinuncia a calcare i campi da gioco, seppure nelle serie inferiori. Continua a giocare nell'Atlético Yucatán. Scompare tragicamente nel 1995, ad appena 43 anni, in seguito ad un terribile incidente d'auto, mentre era in compagnia proprio dell'amico italiano Pasquale Sazio. Rimane ancora oggi, tra coloro che hanno avuto la fortuna di apprezzarne le qualità umane prima e quelle calcistiche poi, una delle icone più luminose del calcio romantico. Non quello fatto solo di interessi economici, pubblicità e diritti televisivi. Ma quello ricco di valori umani e di voglia di divertirsi, offrendo spettacolo.
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    Centrocampista raffinato dotato di un grandissimo tiro.
    Ha cambiato un immenso numero di club.