Opinione su Fullmetal Jacket: Prima l'addestramento, poi la guerra

Prima l'addestramento, poi la guerra

02/04/2020

Vantaggi

Regia, interpretazioni, realismo di alcune scene

Svantaggi

Seconda parte più fiacca, non adatto a tutti


Full Metal Jacket (basato su un romanzo di Gustav Hasford) è un altro dei capisaldi del cinema che ci ha regalato il celebre regista Stanley Kubrick. La pellicola, del 1987, fa della guerra il suo perno principale, senza tralasciare tutte le varie fasi che si attraversano nel mentre. Dall'addestramento più draconiano possibile, al cambiamento psicologico subito dai militari, fino ad arrivare al modo in cui tutto ciò che si è imparato in marina cambia quando ci si trova sui campi di battaglia, a pochi metri dai cadaveri o a una esigua distanza dalla mira di un cecchino avversario. È la Guerra in Vietnam - precisamente durante l'anno 1967 - a fungere da scenario per il film. Le nefandezze e l'ingiustizia di quel conflitto durato fin troppo a lungo sono sviscerati soprattutto nella seconda metà, quando è proprio la guerra vera e propria a essere mostrata dal regista. La prima parte del film in questo senso è in netta contrapposizione sia per contesti che per personaggi. La storia si apre senza alcun preambolo, siamo introdotti in un campo di addestramento dei Marines. Un folto plotone di giovani deve affrontare tutte le fasi che formano un militare, e a capeggiarlo c'è il sergente maggiore Hartman, un personaggio che non si può scordare facilmente. Interpretato da R. Lee Ermey (che con l'esercito ha davvero avuto a che fare), è lui che catalizza tutta l'attenzione. La sua caratterizzazione forte lascia il segno sia nei giovani che nello spettatore attraverso la sua severità, gli insulti senza precedenti e tutti i suoi metodi spartani. E mentre lui fa il proprio dovere con forte zelo, in mezzo al plotone spuntano dei giovani destinati ad avere ruoli più cruciali, come Palla di Lardo (Vincent D'Onofrio) e, principalmente, Joker (Matthew Modine).
In Full Metal Jacket si assiste a una svolta decisa proprio in seguito a un evento crudele. La pellicola è come divisa in due parti: l'addestramento e la guerra. La bravura di Kubrick sta non solo nella sua estrema perizia con cui manovra la macchina da presa, ma anche nella cura certosina che dedica agli scenari, al realismo che cerca di far permeare attraverso ogni fotogramma. Lo si può notare quando i ragazzi si cimentano senza controfigure nelle prove dure di addestramento, così come lo si può notare quando si assiste alla guerra cruda che ha luogo su campi sterminati, pieni di fuoco, fumo, cadaveri e rovine. È un film che mostra la guerra senza orpelli, non usa mezzi termini in nessun contesto; pertanto non è consigliato ai piu giovani o a chi è fin troppo sensibile a gesti efferati.
Guardando Full Metal Jacket mi sono trovata ad attraversare due principali stati d'animo distinti che mi si sono presentati in corrispondenza del cambio di scenari avvenuto all'interno della pellicola. Ho apprezzato l'adrenalina della parte dell'addestramento perché mi ha fatto dare uno sguardo ampio al rigore e alla disciplina che ti cambia il modo di pensare quando ci si arruola. Poi i toni hanno subito un affievolimento quando è subentrato il Vietnam. Da qui il film ha leggermente perso il mordente che aveva dimostrato di avere prima, e ha assunto le sembianze di una più classica pellicola di guerra, come fosse un reportage realizzato
mantenendo pur sempre lo stile peculiare e a tratti grottesco di Kubrick.
Ambedue le metà celano due messaggi precisi che fanno chiarezza non soltanto sulla brutalità e sull'orrore che deriva da un conflitto, ma anche su come cambia la psiche di un soldato sia in fase di addestramento che in seguito, dopo aver avuto l'opportunità di lavorare sul campo con delle armi in mano, dopo aver visto cadere i propri compagni, dopo aver compreso che si ha il potere di finire la vita altrui in pochi secondi, e che la più grande conquista (in uno scenario in cui sono di più le cose che si perdono) è poter tornare alla base vivi, anche se tutto intorno c'è la devastazione.

Questa opinione rappresenta il parere personale di un membro di Opinioni.it e non di Opinioni.it.

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sallyrose

  • trama
  • ambientazione
  • personaggi
  • sviluppo
  • adatto a tutti
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Altre opinioni degli utenti su Fullmetal Jacket

  • maestra10
    opinione inserita da maestra10 il 07/05/2020
    Cercando nella categoria di film drammatici, ho notato Fullmetal Jacket, film in alternativa può essere considerato un film di guerra ma soprattutto è da considerare nella categoria dei capolavori del...
    Continua a leggere >
    un capolavoro
    non vederlo
  • viola04
    opinione inserita da viola04 il 10/11/2019
    Full Metal Jacket è un film uscito nel 1987 ed è firmato dal grandissimo Kubrick. Il film è ambientato ai tempi della guerra del Vietnam ed è diviso in due parti. La prima racconta il durissimo addest...
    Continua a leggere >
    grande film
    violento
  • dani54e
    opinione inserita da dani54e il 07/08/2019
    I passaggi di apertura di "Full Metal Jacket" promettono molto più di quanto il film sia finalmente in grado di offrire. Raccontano la storia di un gruppo di grugniti marini che stanno svolgendo l'add...
    Continua a leggere >
    Film molto introspettivo
    non adatto a tutti
  • frankjaegar89
    opinione inserita da frankjaegar89 il 02/06/2019
    Fullmetal jacket è un film del 1987 diretto da maestro Stanley Kubrick. ispirato al libro, "Nato per uccidere" Il film segue la vita del soldato marines rinominato Joker, dall'arruolamento alla sua pr...
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    Rappresentazione della guerra del Vietnam ben fatta
    Adattamento italiano, buono ma non fedelissimo