Un pianeta di nome Melancholia...
Immaginate una notte d’alzare gli occhi al cielo e vedere davanti a voi due lune, tutte e due bellissime che rischiarano la Terra con la loro luce fredda e delicata, con due tonalità diverse, una gialla e una azzurra...E poi, vi accorgete che una di esse si sta notevolmente ingrandendo e ogni cinque minuti, il suo disco diventa sempre più ingombrante… Ecco il tema del film Melancholia, cui mi sono avvicinata con una certa circospezione, temendo un film mattone o qualcosa del genere e incantandomi, invece, di fronte ad una storia di fantascienza ma dai contorni terribilmente umani. Le due protagoniste essenziali sono due sorelle, Justine e Claire e il punto di partenza del film, al di là dell’Ouverture fantastica con una musica operistica meravigliosa, è il matrimonio della prima in uno splendido castello svedese. Col procedere di esso, Justine si sente sommersa ed ha una profonda crisi, da cui scende nel buio della depressione. Claire la sorella, padrona col marito del castello che è sede di un campo da golf, la sorregge (anche fisicamente) e la aiuta, mentre ecco arrivare la notizia che un pianeta nascosto (Melancholia appunto) improvvisamente si sta avvicinando troppo alla Terra. Eppure, ecco la cosa che mi ha colpito maggiormente, all’avvicinarsi della crisi concreta e terrificante, con quel disco in avvicinamento, è proprio lei, la depressa a reagire meglio, a riprendersi e ad essere la forza a cui si appoggiano sorella e nipote nell’attesa dell’inevitabile. Sì, perché, chi ha sempre paura di tutto e sogna tutti i pericoli possibili e immaginabili, alla fine è più preparato e reagisce meglio...
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