Opinione su Tonya: La vita e soprattutto il declino di Tonya Harding

La vita e soprattutto il declino di Tonya Harding

03/07/2020

Vantaggi

Storia basata su fatti reali, interpretazioni, cast, sviluppo

Svantaggi

Nessuno


"Tonya" è un film biografico del 2017 che si basa su un caso mediatico che fece scalpore negli Stati Uniti e non solo. Nel 1994, all'alba dei giochi invernali olimpici, la pattinatrice artistica su ghiaccio Tonya Harding (prima donna americana e seconda al mondo ad aver eseguito un triplo axel), il suo ex marito e un amico di quest'ultimo vengono indagati e in seguito accusati dall'FBI per aver rotto il ginocchio di una rivale di lei, Nancy Kerrigan. Il film sfrutta questo punto nodale per poter narrare una storia biografica sviscerata attraverso i punti di vista non solo della stessa protagonista, ma anche delle figure che ruotavano attorno a lei. Sono Tonya e i coprotagonisti a raccontare, talvolta contraddicendosi a vicenda, la loro versione della storia. Ognuno ha il suo spazio perché tutti hanno avuto un ruolo cruciale nei successi così come nei fallimenti della ragazza.
Prima di affrontare l'avvenimento dell'incidente, la sceneggiatura decide di trattare con cura la protagonista dandole lo spazio necessario per farla conoscere al pubblico a partire dall'infanzia passando poi alla vita adulta, in quegli anni Ottanta fatti di Reagan, capelli cotonati con vistose molle, musica energica e outfit più eccentrici.
È chiaro fin da subito l'ambiente tossico in cui Tonya nasce e cresce, abitato da persone altrettanto tossiche sia durante l'infanzia che oltre l'adolescenza. Chi grandeggia è la madre, LaVona, una donna fredda, per certi versi spietata, talmente risoluta da aver fatto sì che la figlia diventasse pattinatrice nonostante i pareri contrari degli altri e la scarsità di denaro. Un rapporto, quello fra lei e Tonya, che si trascinerà a fatica fino alla fine, fatto più di bassi che di alti.
L'attenzione non viene dunque data solo alla protagonista ma anche a tutti i contorni che hanno contribuito a formarla, nel bene e soprattutto nel male. Il già ciatato rapporto con la madre, gli abusi da parte del marito, la mancanza di istruzione per favorire eslusivamente il pattinaggio, le pressioni dell'ambiente sportivo, il suo stile poco aggraziato e il suo temperamento indomito sono fattori che concorrono al suo declino.
Ci sono molte cose che il film vuole dirci mentre prosegue con la narrazione della funestata vita di Tonya. In primis, ci fa comprendere che per lo sviluppo di un giovane conta molto l'ambiente familiare, la quantità di affetto e di buona educazione ricevuti dai genitori. Tonya è esente da questi trattamenti giusti e necessari, lei convive con la violenza, sa solo dedicarsi al pattinaggio, questa carriera che la madre le ha voluto costruire convinta di farle un favore. E poiché la ragazza è avvezza a buscarsi insulti e colpi dalla mamma, lei stessa è incline a fare lo stesso; ma, soprattutto, è erroneamente convinta di meritarsi le angherie e i colpi fisici. Anche per questo, quando il compagno e poi marito Jeff la malmena, lei esita prima di lasciarlo. La sua relazione con Jeff è talmente rilevante da rendere il marito il secondo protagonista, o antagonista, a seconda di come lo si vuole considerare. Se dapprima era colpevole di essere un marito manesco, anche troppo, poi diventa un intralcio anche per la carriera di Tonya, proprio quando la fama di quest'ultima era alle stelle. Mentre si segue la vicenda, benché ci sia tanta vita personale, non si perde mai di vista il pattinaggio. Le gare, le coreografie, gli intoppi, i traguardi e le vittorie della protagonista vengono replicati e raccontati con grande fedeltà. Del resto, la storia non mostra sostanziali differenze rispetto alla realtà dei fatti. Vorrebbe restituirci un quadro completo delle dinamiche che hanno portato al misfatto, vorrebbe discolpare in parte Tonya facendoci conoscere la sua vita complicata, vorrebbe presentarcela come la vera vittima, ma in realtà non chiede allo spettatore la totale pietà nei suoi confronti. In fin dei conti ci dice che tutti hanno una loro colpa, e la verità, per quanto sia stato creato un circo mediatico bramoso di far luce sul caso, non sarà mai completa o oggettiva.
Per tutto il tempo la pellicola scorre in una maniera tanto fluida quanto incalzante. È permeata da un alone sottilmente ironico che si riscontra anche nelle scene in cui c'è da disperare. Questa mistura di generi non è fonte di attriti; al contrario, dona uno spirito energico che aderisce perfettamente a ogni sequenza.
La sceneggiatura si regge anche grazie alle magistrali prove attoriali degli interpreti, e simultaneamente, questi ultimi sono avvantaggiati dall'ottima scrittura delle loro controparti. Margot Robbie è Tonya. L'attrice australiana si è completamente calata nei panni di una donna un po' buzzurra e con un carattere ribelle e, anche con il suo volto angelico, ha dato una prova suprema dal primo all'ultimo minuto, tanto da guadagnarsi la sua prima nomination all'Oscar. Allison Janney è invece LaVona, la madre altera, fumatrice, renitente all'affetto e ancor di più a donarlo. Lei è riuscita a portarsi a casa l'ambita statuetta dorata per la categoria 'miglior attrice non protagonista'. Sebastian Stan è Jeff, il marito di Tonya, apparentemente mansueto ma capace di impeti di follia e rabbia che non conoscono limiti. Tutti e tre, che incarnano le figure principali, possono ritenersi soddisfatti di aver consegnato alla storia del cinema delle prove attoriali da manuale.
In definitiva, quella narrata da "Tonya" è una storia tipicamente americana fatta di ostacoli, di riscatti, di vessazioni e anche di imposizioni esterne per salvare le apparenze al solo scopo di dare un'impressione positiva degli Stati Uniti, come dimostrano i consigli e le giustificazioni ai punteggi bassi che i giudici delle gare le attribuiscono.
La celebrità ha il suo prezzo, e più in alto si sale più ci si fa male se si cade. Quell'incidente che vide coinvolta Tonya e gli altri è un puro esempio della spietatezza dei media che, mettendo in moto la loro macchina infernale, non si fanno scrupoli in nome del denaro e degli ascolti televisivi. Esattamente come viene abbandonato uno sportivo che non riesce più a raggiungere degni traguardi alle competizioni, anche il settore dei mezzi di comunicazione, dopo un vasto processo mediatico, fa cadere nell'oblio un caso che non ha più niente da dire, a favore del successivo che catalizzerà l'attenzione del pubblico, come ci fa intuire limpidamente una delle scene conclusive.
La parabola di Tonya Harding ha tanto da dire, la si può seguire con cinismo o la si può approfondire facendosi a spanne un quadro psicologico della pattinatrice. Di certo non ho timore nel sostenere che il film ha assolto divinamente il compito di farla conoscere a tutti senza né scagionare né magnificare. Consigliato al cento per cento.

Questa opinione rappresenta il parere personale di un membro di Opinioni.it e non di Opinioni.it.

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sallyrose

  • trama
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  • personaggi
  • sviluppo
  • adatto a tutti
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