Opinione su 22.11.63: Indietro nel tempo per salvare JFK...e non solo
Indietro nel tempo per salvare JFK...e non solo
04/06/2020
Vantaggi
Trama, sviluppi, ambientazione, basato su un bel libro di Stephen King
Svantaggi
Nessuno
Articolata in otto puntate dalla durata più o meno variabile di circa un'ora, la serie ha come protagonista Jake Epping/Amberson (James Franco), giovane insegnante che, tramite un suo amico, Al (Chris Cooper), che gestisce una caffetteria nel Maine, scopre che è presente una breccia temporale proprio nel suddetto locale che conduce al 20 ottobre 1960. Al gli rivela il suo piano e gli parla delle sue esperienze che ha fatto nel passato. Spronato da quest'ultimo, Jake si decide a fare il salto nel tempo e a non demordere, nonostante i timori, le perplessità inziali e gli ostacoli che troverà in seguito, quando rimarrà completamente invischiato nella vita che inizia a costruirsi per forza di cose dal 1960 in poi.
Il protagonista incarna una sorta di eroe moderno che non deve solo cercare di sventare uno degli assassinii più dibattuti e micidiali della storia del mondo, ma scoprire innanzitutto cosa c'è dietro, se è davvero andata così, se l'artefice di tutto ha agito da solo o se è stato manovrato da vertici di alte organizzazioni. Lee Harvey Oswald (Daniel Webber), che è colui che è riconosciuto come l'esecutore materiale dell'omicidio di JFK, è un personaggio dalle idee controverse, appare molto da vicino e il protagonista ha proprio il compito di spiarlo per cercare di capire i suoi legami e se è stato realmente lui a premere il grilletto del fucile in quella maledetta mattinata del 22 novembre 1963.
Sarebbe potuta essere narrata come una storiella sempliciotta in cui un tizio va indietro nel tempo e tenta di uccidere Oswald prima che lui compia l'atto estremo, e invece Jake ha una missione ben più articolata perché nel passato non solo deve interfacciarsi con una realtà diversa da quella odierna, ma anche tenere sott'occhio l'omicida e i sospettati che gli girano attorno, raccogliere inidizi e stare attento agli effetti della forza del passato, che gli manda dei segnali (con conseguenze anche sulla sua salute) allo scopo di farlo desistere. Nel mentre Jake, che ha una certa cultura, fa l'insegnante ed è reduce da un divorzio, ha anche il modo di viversi nel passato un nuovo capitolo della vita, trovando l'amore. L'impresa del professore interpretato da James Franco è tutto tranne che semplice perché le cose non vanno mai a finire come lui aveva pronosticato, perde diverse occasioni, conosce gente che lo induce a degli sbagli così come persone che lo stimano e lo aiutano. Di una certa preponderanza è la sua relazione travagliata ma profonda con una donna del passato, Sadie (Sarah Gadon), e la vicinanza con Bill (George MacKay), un giovane che sembra bendisposto ad aiutarlo ma che poi inizia a ribellarsi.
E intanto che tutto va avanti e certe cose Jake riesce a cambiarle, nella testa di chi guarda turbinano certe domande bramose di risposte: "ma ora che cosa sta accadendo nel presente? Come ha influito quel determinato gesto nella sua epoca, ovvero nel 2016? Quale altro modo troverà il passato per incombere e scombinare i piani dell'uomo che viene dal futuro?".
Qualsiasi aspetto riesce a farci appassionare all'avventura di Jake e non manca di procurarci un lieve senso di malinconia nei confronti degli anni andati, di quegli anni Sessanta in cui si faceva strada un certo tipo di progresso, nonostante la condizione di donne e persone di colore. Per non parlare del fatto che tutto costava meno e si dava più valore ai sani principi. Apro una parentesi a proposito degli anni Sessanta per spendere parole di apprezzamento per il modo in cui sono stati rappresentati fedelmente, con particolare cura nei confronti degli abiti.
Per quanto minimo possa sembrare, ogni sviluppo ha un fine preciso o per la trama del singolo episodio o per quella principale che si dipana lungo tutte le otto puntate.
Insomma, quanto avviene non è mai fine a sé stesso e la serie trova il modo per rendere accattivante il minuto di ciascun episodio, introducendo ostacoli, novità, qualche fonte di piacere per il protagonista e, soprattutto, scoperte che ci approssimano al fatidico 22 novembre.
Ciascuna puntata ha il pregio di non essere mai uguale all'altra, oltre che di sapersi distinguere per il modo in cui fa avanzare la trama principale e le altre sottotrame. Al contempo, deve fare attenzione a non discostarsi dalla realtà, vale a dire da quegli accadimenti di cui si ha prova certa che hanno avuto luogo nei momenti precedenti all'assassinio di Kennedy. Oltre a presentarci una storia con molteplici personaggi fittizi, "22.11.63" deve quindi tener conto dei riferimenti storici dell'epoca e delle personalità che invece hanno veramente avuto un certo coinvolgimento nella faccenda. L'intreccio narrativo è sviluppato in una maniera tale da mettere d'accordo finzione e realtà, in quanto fa incastrare adeguatamente i dati verdici che ci ha trasmesso la storia con le libertà presesi dalla sceneggiatura.
È impossibile compendiare la serie con poche frasi, perché in realtà è talmente fitta e ricca di caratteri eterogenei da presentare molteplici cose degne di essere menzionate. Non si può solo pensare che il protagonista deve evitare l'omicidio del presidente. Questo è l'elemento portante, la motivazione di quel che accade, il punto di partenza per arrivare alla destinazione del viaggio, ma poi ci pensano le azioni e i legami di Jake a modificare e a complicare tutto, infondendo così tanto vigore e una solida suspense all'intera serie.
Con la spiegazione di ogni evento, lo spettatore viene condotto attraverso la storia in modo che non si senta mai spaesato. In tal modo, anche chi non ha dimestichezza con quel periodo americano e, in particolare, con la vicenda di Lee Harvey Oswald, può comprendere tutto. Non c'è un sovraccarico di informazioni e quelle che vengono presentate sono enucleate con semplicità e chiarezza, anche quando gli indizi sembrano rendere la faccenda più nebulosa. Niente subisce un trattamento superficiale, sono assenti forzature fastidiose, ma trovano spazio solamente evoluzioni e progressi all'interno di un quadro che dimostra fedeltà alle intenzioni e ai dettami mostratici sin dai primi minuti della prima puntata. Al termine del singolo episodio si rimane con un'adrenalina sospesa e una curiosità ancora maggiore, due sentori che portano ad attendere il seguente appuntamento con aumentato interesse. Il merito va dato sia al ritmo ottimamente scandito e incalzante dell'intera serie, che ai sempre ben studiati cliffhanger finali.
Mentre i primi quattro capitoli possono sembrare più di rodaggio, nei quattro conclusivi c'è inevitabilmente ancor più sostanza. Si arriva al momento tanto agognato del 22 novembre 1963, a Dealey Plaza, Dallas, nella mattinata in cui la limousine presidenziale percorse il corteo seguito da tanta gente infervorata. L'atmosfera è stata ricreata adeguatamente attraverso l'uso delle medesime location che possiamo scorgere dalle foto e dai video dell'epoca, e trasmettendo al contempo tutta l'eccitazione che all'epoca provava buona parte dei texani giacché si poteva vedere da vicino uno dei più amati presidenti americani. È solo che in questo caso c'è Jake a mostrarci un epilogo diverso.
Se si ha abbastanza tempo e pazienza, si potrebbe guardare in un'unica soluzione, ma penso che in questo modo si finirebbe col perdere il brivido dell'attesa, che, per quanto concerne me, mi ha tenuto compagnia durante il non breve intervallo che intercorreva tra la messa in onda di un episodio e all'altro.
Per ciò che riguarda i punti tecnici, non posso eccepire su nulla. La regia dimostra vera competenza e una menzione speciale va fatta altresì per le eleganti musiche (di Alex Heffes), che ben si attagliano allo stile intigante della serie e che danno la giusta enfasi alle scene salienti, oltre che alla sigla di apertura. Sul fronte delle interpretazioni sono rimasta soddisfatta. Gli attori sono tutti validi e hanno incarnato degnamente dei personaggi già delineati bene dalla sceneggiatura.
"22.11.63" non poteva non entrare nelle mie grazie, dato che se io stessa avessi potuto saltare indietro nel tempo, avrei avuto come uno dei principali obiettivi quello di salvare proprio JFK, una personalità che mi ispira ogni giorno. Questa serie mi ha fornito una panoramica derivante dall'attuazione di questo strampalato ma non inconcepibile piano, perlomeno dal punto di vista di Stephen King e la sceneggiatrice della serie (Bridget Carpenter), e lo ha fatto unendo perfettamente fiction e realtà, thriller e fantascienza, amore e dolore, speranze e illusioni. In quanto agli ultimi minuti finali, sono rimasta piacevolente colpita dal modo elegante e semplicemente emozionante in cui hanno fornito una conclusione intensa e bella per Jake e per la storia d'amore che ha potuto vivere con fervore negli anni Sessanta: è stata proprio questa la più fortunata opportunità che egli abbia mai ricevuto.
Questa opinione rappresenta il parere personale di un membro di Opinioni.it e non di Opinioni.it.
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trama
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ambientazione
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personaggi
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sviluppo
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adatto a tutti
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