Opinione su ALMARINA - Valeria Parrella: Il lasciarsi cullare dal mare
Il lasciarsi cullare dal mare
01/06/2020
Vantaggi
splendido
Svantaggi
non ce ne sono
Recensioni
ALMARINA DI VALERIA PARRELLA
16 maggio 2019 by Marina Grillo / No Comments
Almarina di Valeria Parrella - interno storie
Nisida è davvero un’isola dell’arcipelago flegreo, una chela di granchio unita al continente da una sottile lingua di terra, un fazzoletto di mondo lontano dalla realtà. Valeria Parrella qui ha pensato a una storia, ha fabbricato immagini in una lingua nitida.
Almarina fin dalle prime battute appena, mi ha ricondotta ad Arturo e a Elsa Morante, un pensiero che non mi ha mai abbandonata. Poi sono subentrati altri riferimenti letterari ma l’idea di partenza è rimasta inalterata. La dimensione fiabesca è totalmente assente, ma c’è qualcosa che somiglia a Procida e quel ragazzino che ne esplora i confini.
Qui i confini sono impenetrabili: Nisida esiste, ospita il carcere minorile di Napoli.
Elisabetta Maiorano, insegnante di matematica, racconta con voce ferma l’entrata nell’istituto di detenzione, il prima e il dopo, il dentro e il fuori.
«Avevo traslocato da un luogo all’altro, ci avevo preso la forma a poco a poco, ci avevo sistemato i giorni a venire.»
Ogni giorno lascia il suo doloroso fardello davanti alla guardiola per riacciuffarlo la sera, per dedicarsi alla sua professione di educatrice per i giovanissimi reclusi. I reati non hanno un nome, perché è vietato pronunciarli: «in carcere del presente non si parla, e il futuro non si immagina». Chissà quanti si sbarazzeranno del passato.
Nisida/Procida non è ovattata, brillante di vegetazione e mare, ma rappresenta il distacco dalla realtà, «un’alternativa all’adolescenza, quella che conoscevano così poco. Era un’alternativa alla vita vera che non avevano ancora assaporato».
Tra i banchi spunta Almarina con la sua dura storia alle spalle, la quale come Arturo ha conosciuto improvvisamente le brutture della vita; ha gli occhi puri, lo slancio febbrile della giovinezza. E molte possibilità se la burocrazia e la giustizia non alzano muri.
«Quel giorno mi sono trovata sull’ultima panchina prima del mondo con Almarina rannicchiata dentro lo stupore.»
L’isola per sua natura geografica è distante dalla città, sembra quasi di non vedere il mare che la circonda. Forse bisogna immaginarlo. Nelle sue parole non ci sono l’asprezza e la delusione della Ortese, piuttosto una riconciliazione che riscopre in una tazza di caffè al mattino e nella libertà delle proprie scelte.
«Il litorale nasceva dalle carcasse dell’acciaieria dismessa, s’incurvava a sinistra sotto il promontorio di Coroglio con le sue caverne ogivali di tufo e a destra su apriva verso Bagnoli. Davanti avevo solo Nisida.»
E lasciarsi cullare dal mare.
Questa opinione rappresenta il parere personale di un membro di Opinioni.it e non di Opinioni.it.
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trama
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ambientazione
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personaggi
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sviluppo
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adatto a tutti
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