Opinione su Black Panther: Politica, potere e superpoteri in Black Panther

Politica, potere e superpoteri in Black Panther

10/06/2020

Vantaggi

Trama, cast, adatto a tutti, sviluppo, pluripremiato, basato sui fumetti Marvel

Svantaggi

Effetti digitali a tratti deboli


Tre premi Oscar vinti nel 2019 su un totale di sette nomination: miglior colonna sonora, migliori costumi, miglior scenografia. Un successo senza limiti di pubblico e critica. Grande clamore a livello mediatico. "Black Panther" (diretto da Ryan Coogler) è il film dei Marvel Studios che ha fatto parlare di sé per una infinità di motivazioni lungo tutto il 2018, il suo anno di uscita. Dopo che il supereroe Pantera Nera (Chadwick Boseman) ha fatto la sua prima apparizione nel film "Capitan America: Civil War", è stato necessario dedicargli una pellicola tutta per lui in modo da poter scoprire qualcosa in più sulle sue origini e sulla cultura particolare che affonda le radici nel fittizio stato africano chiamato Wakanda. La scena iniziale serve da raccordo per una delle trame portanti del film, poi si procede subito con il porre al centro dell'attenzione T'Challa, la nuova Pantera Nera, e i personaggi che sono suoi fedeli compagni.
Le modalità con cui hanno presentato i preamboli non le ho trovate di mio gradimento. Le primissime scene mi sono sembrate inserite in maniera troppo didascalica, ma ho iniziato ad apprezzarlo gradualmente nella sua interezza a mano a mano che la storia si dispiegava meglio. Come in tutti i cinefumetti, c'è la trama legata al protagonista e quella legata alla sua nemesi. Entrambe si sfiorano e poi si intrecciano sempre di più per costituire l'intreccio vero e proprio. Il nemico, Erik Stevens/N'Jadaka alias Killmonger (Michael B. Jordan), rappresenta una sfida vera e propria per Black Panther. Sembra un teppista qualunque, un folle sadico da strada, con tanto di maniere cafone e look dozzinale. Dall'altra parte troviamo la pacatezza di T'Challa, il re del Wakanda, seguito dalla sorella Shuri (Letitia Wright) - un genio della tecnologia -, dall'intransigente guerriera Okoye (Danai Gurira) e da Nakia (Lupita Nyong'o), interesse sentimentale del protagonista. Attorno a loro orbitano svariati personaggi che avranno un ruolo di non poco conto nella storia, e che per qualche istante si prestano anche a qualche breve gag ironica. Cito M'Baku (Winston Duke), la madre di Shuri e T'Challa, Ramonda (Angela Bassett), Zuri (Forest Whitaker), Everett Ross (Martin Freeman) e il trafficante e contrabbandiere Ulysses Klaue (Andy Serkis), già apparso in "Avengers: Age of Ultron".
Due peculiarità che ho apprezzato molto sono le caratterizzazioni di tutti questi comprimari e il modo in cui sono stati costruiti il luogo e la cultura (inesistenti) del Wakanda, con i suoi panorami, le storie mistiche, i look, le tribù, i riti imprescindibili e con la sua enorme ricchezza proveniente dalla speciale lega metallica denominata vibranio, che fa di questo piccolo stato il più ricco al mondo. È un controsenso se si pensa che è situato in Africa, nel Terzo Mondo, circordando da terre arretrate e tristemente povero. La questione della suddetta ricchezza è uno dei punti su cui si batterà il chiodo molto spesso. C'è chi desidera che le tecnologie avanzate e le risorse del Wakanda vengano messe a disposizione del mondo intero, lasciando che anche gli altri Paesi sappiano dell'esistenza di questo luogo; e c'è chi invece desidera che venga mantenuta la pace rimanendo per conto proprio come è sempre stato sin dalla notte dei tempi. Così nella trama trovano sufficiente spazio le beghe familiari e le ideologie politiche. Si evince chiaramente che alcuni wakandiani mirano a conservare la loro tradizione ancestrale per timore di essere "sottomessi" dagli altri Stati, gli stessi che negli anni hanno solo sfruttato la popolazione africana. Con una terminologia diretta che comprende le parole "profughi", "estremista" e "confini", si ritorna spesso a parlare delle decisioni da prendere a livello politico. Vengono contrapposti due modi di governare molto diversi, rappresentati da T'Challa e Killmonger. Uno è un pacifista che, nella veste di nuovo re, vuole che tutto resti com'è, supportando l'idea di rimanere isolati; l'altro auspica un cambiamento in virtù della sua indole sovversiva e solo con il mero scopo di scatenare un conflitto in scala globale. Eppure le due fazioni non sono separate in maniera manichea, perché se è vero che il primo ha ragione da vendere, c'è anche da pensare che sarebbe giusto che il resto del mondo scoprisse dell'esistenza di uno Stato così avvenirisrico e ricco di risorse naturali e finanziarie. È per mezzo di tali distinzioni che la pellicola induce lo spettatore non soltanto a farsi un'idea sulla posizione della ragione, ma anche sulla rilevanza che la politica ricopre nelle vite di tutti. Non scordiamoci che questo film, oltre ad avere la particolarità di essere composto al novantanove percento da un cast di attori di colore, è uscito in una fase in cui la politica americana e quella mondiale hanno conosciuto il ritorno o il consolidamento di regimi più tendenti a destra. In "Black Panther" si possono leggere tra le righe alcuni riferimenti e, in quanto a sceneggiatura, può vantarsi di aver saputo dimostrare che si può scrivere un cinefumetto dai toni più intensi e attuali trattando argomenti ostici e impegnativi come la politica, facendolo per di più senza intenti smaccatamente moraleggianti, bensì presentandoci le alternative per quello che obiettivamente sono. Basta ascoltare le parole e gli atteggiamenti di Killmonger per comprendere la sua perversione, così come basta vedere il modo in cui Black Panther si avvede della necessità di un cambiamento per il suo Stato per capire che è lui che rappresenta il monarca ideale.
Ad ogni modo, come già accennato prima, il film avanza narrandoci anche di certe beghe familiari che legano radicalmente nemesi e supereroe. Se nel primo tempo si gettano le basi e si delineano i contorni, nel secondo si vede come tutto prende forma senza lasciare nulla in disparte. Le parti più belle sono inserite proprio nella seconda parte, dove ormai ci si è addentrati per bene nella vicenda, dove ci vengono riservati diversi colpi di scena e dove il nemico prorompe in tutta la sua follia dittatoriale. Il protagonista cade e si rialza con i validi aiuti che gli vanno dietro da inizio film e si spiana la strada per la resa dei conti. Nella conclusione risulta più chiaro, qualora ci fossero stati dubbi, qual era la decisione politica più saggia da prendere, facendoci vedere quanto l'essenza di T'Challa sia quella sufficientemente buona e giusta per stare al comando.
Il cast ha saputo offrire il meglio in ogni senso. Chadwick Boseman non brilla appieno come protagonista, ma il suo è un supereroe in cui ci si immedesima subito, dovendosi lui confrontare con difficoltà facilmente comprensibili. Egli accetta il peso della tradizione e la osserva con rispetto, ma presto si deve rendere conto che il nuovo ruolo che ricopre lo deve far suo ascoltando il suo cuore e le esigenze della sua popolazione. Di certo non avrebbe spiccato così bene se non fosse stato anche supportato da protagoniste femminili di spessore, capaci di rubare la scena e di rendere onore alle diverse posizioni che una donna può avere in una società moderna.
L'intera pellicola ha prestato attenzione anche ai dettagli tecnici, componente di peso in queste produzioni ad alto budget.
La colonna sonora è poderosa e perfettamente confacente all'essenza africana del supereroe. Ottimi e memorabili anche i brani dei famosissimi cantanti chiamati a fornire il proprio talento musicale al film.
Nei differenti e abbondanti make-up, nel body painting e nella potenza scenica dei costumi non ho ravvisato alcunché di negativo. Sono stati in grado di risaltare divinamente sul grande schermo, dando a ogni personaggio un look bellissimo e distinguibile.
Non posso parlare in termini altrettanto positivi per le scene d'azione. Gli scenari che fungono da sfondo risultano suggestivi, in una perfetta mescolanza tra paesaggi naturali e strade, e skyline dal sapore contemporaneo e futurista; purtroppo però i personaggi che si muovono al loro interno hanno una resa visiva inficiata da deboli effetti digitali. Lo si può constatare soprattutto nelle lotte finali, che io ho tentato di dimenticare quanto prima allo scopo di non imprimermi nella testa fotogrammi carenti. Mettendo da parte queste pecche, che non vanno ad intaccare la solidità della sceneggiatura, si può dire che se "Black Panther" ha conosciuto una risonanza del genere, è perché ha colto lo spirito del tempo e lo ha degnamente riproposto al suo pubblico fondendolo con magia e tanta fantasia, come d'altronde è sempre stato anche tra le pagine dei suoi fumetti Marvel Comics. Se invecchierà sarà solo per via degli effetti speciali. Al di là del fatto che lo si può fruire senza conoscere le altre produzioni del Marvel Cinematic Universe, sono ben certa che la sua trama ci dimostrerà di sapersi mantenere attuale nonostante l'inesorabile progredire del tempo, perché ormai abbiamo imparato che in ogni fase storica emergono sempre figure politiche estremiste che vogliono approfittare del potere che ottengono così come della debolezza altrui, fomentando le masse da perfetti demagoghi. È palese che regista, sceneggiatori e produttori hanno avuto l'intento di dare un peso politico e culturale alla pellicola, e a tale intento di sono attenuti sino alla fine.
In ultima analisi, resta nella storia del cinema in quanto è un film che ha preso il black power e lo ha sfruttato al meglio, esaltandolo con raffinatezza e riuscendo in tal modo a riscuotere successi - si può dire - da ogni fetta di pubblico a prescindere dal colore della pelle della spettatore.

Questa opinione rappresenta il parere personale di un membro di Opinioni.it e non di Opinioni.it.

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sallyrose

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