Una sentenza di morte alquanto banale
Nick Hume (Kevin Bacon) è un professionista affermato, il classico “colletto bianco” con un ottimo lavoro e ben remunerato. Una bella casa nel quartiere elegante della città e soprattutto una splendida famiglia. Padre affettuoso e uomo tranquillo che gode della sua vita agiata con la moglie Helen (Kelly Preston) e i suoi due figli, Brendan e Lucas. Fino a quando, al ritorno da una partita hockey, faranno sosta in un distributore per far benzina. Nick e Brendan si troveranno coinvolti in una rapina nella quale quest'ultimo verrà brutalmente assassinato.
Una famiglia distrutta e un uomo ossessionato dai sensi di colpa, ma con la speranza di poter avere giustizia. Nel corso delle indagini l'assalto al distributore si rivelerà essere il rito di iniziazione per un nuovo affiliato a una gang operante nei quartieri malfamati della città. Grazie al lavoro investigativo del detective Jessica Wallis (Aisha Tyler) e all'identikit fornito da Nick si giunge all'arresto di Joe Darley. Le prove purtroppo sono poche: non esistono riprese di telecamere di sorveglianza e l'unico testimone ad aver visto in faccia l'aggressore è allo stesso tempo una vittima. La difesa potrebbe smontare facilmente questa testimonianza o instillare nella giuria il ragionevole dubbio vanificando quanto fino a ora. Ecco perché l'accusa propone una dichiarazione iniziale, nella quale raccontare i fatti avvenuti quella maledetta notte, per poi proporre un patteggiamento. Da tre a sei anni di carcere per un omicidio!
Una soluzione che Nick fatica a mandar giù, una pena troppo bassa per chi ha tolto la vita a suo figlio, e quando si renderà conto che non potrà aver giustizia deciderà di risolvere le cose a modo suo. La rabbia e il dolore trasformano quest'uomo mite in uno spietato vendicatore che eseguirà la sentenza di morte per il criminale Joe. Il tipico cliché dei thriller sembra pienamente rispettato, ma ecco il primo (piccolo) colpo di scena. Il resto della gang, comandata dal fratello di Joe, vuole vendetta e con l'aiuto di una ragazza scoprirà che la sera dell'omicidio Nick si aggirava nei pressi di casa Darley. Fare 2+2 è un attimo e ci vuol poco anche per rintracciare l'uomo.
E qui inizia la seconda parte del film.
La gang ora è alle sue costole e dopo un primo tentativo per farlo fuori (nel quale un secondo delinquente perderà la vita) la caccia coinvolgerà il resto della famiglia Hume. È qui che avviene il colpo di scena che ho preannunciato, visto che Darley e soci riusciranno a entrare nel loro appartamento sparando a Lucas, Helen e per ultimo a Nick.
Un inaspettato evolversi degli accadimenti che darà il via a una storia diversa, perché il film diretto da James Wan (lo stesso regista di Saw- L'enigmista) va diviso in due parti. La prima è quella che ho appena raccontato e che prosegue con un Nick Hume miracolosamente vivo e il secondogenito Lucas in coma. Nonostante l'esecuzione a bruciapelo il protagonista si salva, e questo è anche logico se no il film non poteva proseguire, e con uno scaltro stratagemma fugge dall'ospedale eludendo la sorveglianza della polizia. Quello che è meno logico è come faccia uno che ha visto la morte in faccia, le cui condizioni sono gravi (almeno questo si intuisce vedendo il numero di bende e medicazioni sparse sul suo corpo), a scappare da una finestra e dare inizio al casino che vedremo di li a poco.
Ed è qui che inizia la seconda parte, una caleidoscopio susseguirsi di scontri a fuoco, cattiveria e soprattutto scene pulp degne di un film di Quentin Tarantino. Evito di raccontare tutto il resto del film per non far perdere il gusto di vedere due/tre situazioni inaspettate e un ulteriore colpo di scena.
Mi limiterò alle conclusioni finali su un film che fin dal primo istante è sembrato fiacco e scontato.
Ho raccontato tutta la prima parte, anche spoilerando un po' (vi garantisco che non farlo non avrebbe aggiunto nulla di più alla visione del film), perché di una noia mortale. Il classico antefatto in attesa di quello che dovrebbe venire dopo e che, in questo caso, è di una banalità disarmante.
Death Sentence è la celebrazione della mancanza di originalità, l'apoteosi del già visto, la summa dei luoghi comuni che albergano in questa tipologia di thriller. Il manager tranquillo, privo di fisico palestrato o almeno di una buona dose di muscoli, che improvvisamente diventa una macchina da guerra capace di riprendersi da serie ferite d'arma da fuoco (roba che nemmeno a Rambo succedeva) e resistere a tamponamenti con l'automobile.
La terribile gang in più di un'occasione sembra composta da tanti giovani Fantozzi, in una giungla urbana spesso più ridicola che cattiva e crudele.
Quello che solleva leggermente le sorti del film è l'alta quantità di sangue versato in sparatorie spettacolari, la giusta dose di nonsense presente in alcune sequenze e in molti dialoghi, vedi quello tra il capobanda e suo padre (interpretato dal grande John Goodman), la breve presenza di una sempre bellissima Kelly Preston e soprattutto l'ottima prova di un Kevin Bacon.
Certo non è molto per poter dare una valutazione positiva a questa pellicola sgangherata, da tener presente solo se non avete niente altro da fare e siete a casa pensando a come passare un paio d'ore con qualcosa di (molto) leggero.
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