The Plague Village, il Villaggio della Peste
Al villaggio di Eyam (England) ci sono arrivata grazie alla lettura di un affascinante romanzo, Annus Mirabilis della scrittrice australiana Geraldine Brooks: si tratta di un romanzo storico che racconta la vita di una donna che affronta l’Annus Mirabilis, cioè il terribile 1666, l’anno in cui la Gran Bretagna fu raggiunta e sconvolta dalla Plague, la Piaga com’era chiamata la Peste o Morte Nera che lentamente aveva invaso tutta l’Europa. Il romanzo mi è piaciuto moltissimo e da lì sono partita per rintracciare le notizie su questo paesino che ho scoperto trovarsi in Inghilterra nel Derbyshire e con piacevole sorpresa, ho visto che si trova a mezz’ora circa di strada da Sheffield dove abita e lavora mio figlio. Di conseguenza, quest’ estate ne ho approfittato per compiere una escursione a Eyam che all’imbocco presenta la scritta “The Plague Village”, il Villaggio della Peste. E’ stato davvero emozionante oltre interessante muoversi per le strade di questo villaggio conservato in modo splendido e vedere tutte le “cose”, la Chiesa, i primi Cottage colpiti, il Cimitero di cui si parla nel romanzo e ho capito come la stessa visita abbia potuto impressionare la Brooks (come racconta nella Postfazione) tanto da spingerla a cominciare le ricerche sul 1666 e a scrivere la sua storia. Vale la pena cominciare la visita dal piccolo ma interessantissimo Museo della Peste, chiamata semplicemente Plague, la Piaga dove si racconta l’arrivo della malattia in Paese, storia che corrisponde perfettamente a quanto raccontato nel libro. Un giorno arrivò da Londra (già afflitta dalle malattia) un carico di stoffe pregiate contenente probabilmente le pulci dei topi (che ne sono portatrici) e il sarto che le manipolò, fu il primo ad esserne colpito e a morirne, cominciando così quel domino che lasciò in piedi solo 90 dei 350 abitanti e colpendo tutte le famiglie del paese, distruggendone in alcuni casi tutti i membri. Sono passata poi alla chiesetta in stile gotico inglese che tanta parte ebbe nella storia grazie al suo curato protestante Mompesson, di cui si può vedere la tomba nel cimitero vicino: nella chiesetta il curato insieme al parroco cattolico spiegò la situazione agli abitanti terrorizzati e insieme si decise di isolare il paese per evitare il diffondersi della malattia. Da quel momento nessuno entrò, nessuno uscì più da Eyam fino all’esaurirsi dell’epidemia: le cose necessarie venivano consegnate in un campo al confine del paese dagli abitanti di un villaggio vicino ed i soldi erano lasciati in una pietra nel campo in cui furono scavati dei buchi rotondi. In essi era messo aceto che si riteneva un valido disinfettante e si immergevano le monete di pagamento. E ‘stata una forte emozione vedere quella pietra perfettamente conservata e pensare a quanta fatica e dolore essa rappresentasse. Nelle strade del villaggio si può anche vedere un bell’esemplare di gogna dove (come si racconta nel libro) i colpevoli di qualche crimine venivano bloccati nelle gambe ( o gambe e braccia) per essere lasciati al pubblico ludibrio e magari agli insulti e ai colpi dei passanti. La parte più antica del cimitero, quella dominata da una splendida croce celtica tutta lavorata presenta le tombe dei morti per peste, in particolare quella del curato Mompesson e anche della moglie (la più imponente) che si distinse in quanto non esitò ad aiutare il marito ed assistette con pazienza e amore i malati.
La visita è davvero una full immersion nella storia ed Eyam è una visita consigliatissima.
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