Fratello, io sono qui
Alla fine del 2020 Papa Francesco ha pubblicato la sua nuova Enciclica, la terza dall'inizio del suo Papato, per la precisione l'Enciclica sociale, come è stata definita, e con valore simbolico fortissimo l'ha voluta firmare ad Assisi sulla tomba del Santo che tanto ammira e di cui ha preso il nome alla sua nomina, precisamente, alla fine della Messa celebrata il 3 ottobre, vigilia della festa di San Francesco.
L'enciclica (parola che significa lettera - circolare- indirizzata dai Papa ai Vescovi e ai fedeli di tutto il mondo sulla dottrina o su problemi particolari) comincia con un complemento di vocazione che indica le persone cui si rivolge, cioè semplicemente “Fratelli tutti” e vuole trattare dei problemi della diseguaglianza non solo ancora presente nel mondo, ma in forte aumento in tutti i Paesi a causa in primis della pandemia in corso.
Le parole iniziali sono prese da San Francesco, precisamente dalle Ammonizioni 6,1, dove si legge:
“Guardiamo, Fratelli tutti, il buon pastore che per salvare le sue pecore sostenne la passione della croce”.
Viene subito da chiedersi chi sono i fratelli cui pensa Francesco: fratelli siamo tutti noi, ma in particolare gli -Invisibili della nostra società, il cui numero invece di diminuire, cresce sempre più.
Sono gli immigrati di cui più neppure si parla. Sono gli homeless, i senzacasa, i barboni, i clochards che dormono sotto i portici dello stesso Vaticano, che non hanno niente, sono quelli che formano le file fuori dalle mense e il cui numero cresce di giorno in giorno.
Al di sopra di tutto Francesco vede le minacce di un mondo che ha dimenticato che si devono percorrere le strade della fratellanza e dell'amicizia sociale di fronte a quelle montanti terribili parole in -ismo da egoismo a razzismo.
Un libro non da leggere d'un fiato, ma da centellinare e meditare, da tener vicino e gustarsene una frase ogni tanto, non importa se fa male...
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