Opinione su Il guardiano del faro - Camilla Läckberg: Ho sempre approvato molto poco il ricorso ai fantasmi

Ho sempre approvato molto poco il ricorso ai fantasmi

24/04/2020

Vantaggi

E anche in questo caso non faccio eccezione. Ciò non toglie nulla alla bellezza del “Guardiano del faro”, e agli sviluppi che promette nella prossima storia, a partire dal rapporto tra la sorella di Erika, Anna, e il marito Dan. Perché è proprio questo il segreto della serie: aver fatto diventare familiari le storie dei suoi personaggi.

Svantaggi

Ho sempre approvato molto poco il ricorso ai fantasmi


«Il guardiano del faro» è il romanzo della maturità di Camilla Läckberg. È il settimo capitolo della saga di romanzi gialli con protagonisti la scrittrice Erica Falck e l’ispettore Patrik Hedstrom. Fjällbacka e il suo arcipelago di isolette fanno ancora da cornice all’intreccio poliziesco. Per chi ha letto tutta la serie di libri della Läckberg, orientarsi ormai è facile. Anche perché – a differenza delle precedenti storie – stavolta si indugia molto meno nella pedante e millimetrica descrizione di ogni strada, angolo, edificio o negozio del minuscolo paesino svedese (800 abitanti, ma famoso perché qui trascorreva le sue vacanze estive Ingrid Bergman). Stavolta, e molto più che in passato, sono gli animi ad essere esplorati con sorprendente intensità. Certo, occorreva che tutti i personaggi (i due protagonisti Patrik ed Erika, i familiari, i colleghi di lavoro) venissero ben caratterizzati. E, come si diceva poco sopra, sarebbe impossibile raccapezzarsi – o quanto meno, cogliere l’intreccio di storie e sfumature – senza aver seguito dall’inizio le vicende della scrittrice e del poliziotto.

È complicato recensire un giallo senza svelare niente della trama, ma qualcosa si può dire: le quattro storie che si intrecciano (quella di Annie e Sam, quella di Mats, quella di Emelie e quella di Vivianne e del fratello) reggerebbero da sole l’impalcatura di altrettanti racconti. I rimandi tra l’una e l’altra vicenda e tra il presente e il passato lo rendono ancora più appassionante, senza per questo appesantirlo o ingarbugliarlo.

Rispetto alle precedenti prove, anche le guest star – se consideriamo Patrik ed Erika i protagonisti principali – vengono raccontati e seguiti con una nuova e convincente profondità. Pur affrontando tematiche delicate – la violenza familiare, la droga – Läckberg e i suoi personaggi non indugiano mai nel pessimismo sullo stato della società svedese, tratto distintivo (per esempio), della narrativa di un altro celebre giallista scandinavo, il disincantato Henning Mankell. Pur nella drammaticità degli eventi, la sensazione dominante è quella del lieto fine.

Piccolo appunto: ho sempre approvato molto poco il ricorso ai fantasmi per rendere plausibile un racconto. E anche in questo caso non faccio eccezione. Ciò non toglie nulla alla bellezza del “Guardiano del faro”, e agli sviluppi che promette nella prossima storia, a partire dal rapporto tra la sorella di Erika, Anna, e il marito Dan. Perché è proprio questo il segreto della serie: aver fatto diventare familiari le storie dei suoi personaggi.



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clary
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