Deludente!
Il libro si compone di due parti.
Nella prima, Petta racconta la vita di Ipazia tramite la voce di Shalim, un immaginario ragazzo di Alessandria, figlio di un mercante di papiri. Shalim conosce Ipazia quando sono ragazzi, se ne innamora, grazie al suo ingegno riesce a venire accettato nella sua scuola.
Da subito diviene il suo braccio destro, la sua ombra fedele e adorante, che l'accompagna negli sforzi di salvare quanto rimane della Biblioteca, nelle lotte con Teofilo e suo nipote Cirillo, nei viaggi in giro per il mondo e nelle lezioni, fino alla sua efferata morte.
Vista la scarsità di informazioni riguardanti Ipazia, alla donna vengono attribuite molte delle idee scritte dal suo discepolo Sinesio, e vengono chiaramente utilizzati pressoché tutti i brandelli di informazioni giunti attraverso i secoli.
Probabilmente sarà stata meno geniale e più umana di come non viene descritta in questo romanzo, sicuramente resta una figura enormemente rivoluzionaria, una martire del libero pensiero.
Questa prima parte, al netto del punto di vista adottato, non è male anche se a volte le idee enunciate sembrano un po' troppo moderne, come a voler mostrare di quanti secoli se non millenni fosse avanti questa filosofa.
La seconda parte invece, affidata a Colavito, dovrebbe indagare sul suo pensiero.
Di cui però sappiamo meno che riguardo la sua vita, e alla fine il tutto sfuma in riferimenti a filosofi e matematici del passato immersi in capitoli onirici di cui si capisce ben poco: sogni, esperienze a cavallo della morte, esperienze post-mortem?
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