Opinione su Ivan lo scemo - Lev Tolstoj: "Ivan lo scemo": l'utopia cristiana di Tolstoj
"Ivan lo scemo": l'utopia cristiana di Tolstoj
20/02/2019
Vantaggi
Il messaggio evangelico di "Ivan lo scemo" forse può essere utile anche oggi
Svantaggi
Relegare il messaggio di "Ivan lo scemo" nel puro Regno di Utopia
In effetti Ivan, nella sua testardaggine a rimanere quel che era sempre stato, un povero contadino lavoratore, sembra davvero, almeno agli occhi di qualcuno, un vero "buffone" o giullare che dir si voglia. Questa figura giullaresca scaturì dalla fervida fantasia di Lev Tolstoj, che, è quasi inutile ricordarlo, fu uno scrittore non tanto "cristiano", in senso generico, ma direi quasi "evangelico".
Del resto, la biografia stessa di Tolstoj ci narra d'un uomo che seppe votarsi, quasi francescanamente, all'aiuto e alla promozione dei poveri, che egli tentò (unico ai suoi tempi) anche di emancipare non soltanto dalla povertà ma anche dall'assoluta ignoranza, scrivendo personalmente per loro "sussidiari" elementari.
Direi che Ivan (detto "lo scemo") è un po' l' "alter ego" di Tolstoj, il quale, nonostante la classe sociale d'appartenenza, credeva fermamente in certi valori "cristiani", quali, per esempio, la semplicità di vita, che deve essere guadagnata con il sudore della fronte. Ivan, infatti, è l'unico dei tre figli di un possidente a non pensare cose grandiose per se stesso, accontentandosi, al contrario di rimanere nella casa del padre a fare quello che aveva sempre fatto: il contadino.
L'attaccamento alla terra e al duro lavoro è totale in Ivan: e non c'è congiura di fratelli o di diavoli che abbia potuto fargli mutare parere. Proprio questa sua testardaggine lo porta, suo malgrado, a diventare un vero "potente" della terra, un "re". Ma anche nelle sue vesti regali Ivan non dimentica se stesso, facendo del proprio regno il regno "quasi paradisiaco" del lavoro, dove nulla manca a nessuno, e dove non v'è denaro circolante.
Direi che l'ideale politico di Tolstoj era una soerta di ( pregasi di non prendere la cosa come "eretica") "comunismo cristiano", una specie di "Grande Convento" dove tutti lavorano e tutti hanno ciò di cui hanno bisogno. Come si può agimente intuire, "Ivan lo scemo" rappresenta una sorta di utopia "cristiana" (o "francescana") di Leone Tolstoj, il quale nel suo "scemo" (per gli altri, per tutti gli altri) egli "proiettò" la sua filosofia di vita, che doveva essere fatta di cose semplici, di lavoro, e in assenza di conflitti (individuali e sociali).
La "favoletta" dI Tolstoj non fu quindi scritta per il semplice "divertissement" d'ignari fanciulli (anche se può e forse anche "deve" esser letta dai ragazzi), ma conteneva in sé un messaggio fortemente evangelico, spronando tutti all'amore per il lavoro e alla fratellanza universale, nonostante Ivan, lo dico tra parentesi, ne avesse subite di ingiustizie, da parte di tutti.
Va da sè che chiunque può leggere il valore assolutamente "utopico" del messaggio di Leone Tolstoj. Però vorrei qui richiamare quanto disse a suo tempo un filosofo, e cioè che "certe cose" son diventate "possibili" nelle nostre società perché ci fu qualcuno che osò pensare cose "impossibili".
Qualcuno potrebbe chiedermi il nome filosofo succitato.
Non ve lo dico: fate qualche ricerca.
Questa opinione rappresenta il parere personale di un membro di Opinioni.it e non di Opinioni.it.
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