Opinione su L' ombra della congiura. Il canto delle montagne -Cristian Vitali: Potente Fantasy con inno alla natura

Potente Fantasy con inno alla natura

15/07/2020

Vantaggi

Sul fronte dei personaggi, ottimo il tratteggio. Ognuno di essi ha la sua voce, un background corposo, e uno scopo d’azione.

Svantaggi

a volte un po prolisso ma poi si riprende


Nella mia personale esplorazione del fantasy italiano, auto-prodotto o comunque al di fuori dei grandi circuiti editoriali ( che spesso snobbano gli autori esordienti per esclusive questioni di budget ), una settimana fa ho scelto Il Canto delle Montagne – L’Ombra della Congiura di Cristian Vitali, ed ecco il mio commento.
Per coloro a cui piace classificare ( non sono fra questi soprattutto per il fantasy ), siamo di fronte a un heroic fantasy, con alcune punte di sword & sorcery ( ma non così eccessive, la sword & sorcery ha bisogno di tutt’altre ambientazioni e caratteristiche ). Per la gioia del sottoscritto, Cristian Vitali è un novelliere che non disdegna sane dosi di pura avventura, tinteggiando gli eventi del mondo e le vicissitudini dei personaggi con una tecnica profonda e avvolgente, frutto probabilmente di una lunga riflessione ma anche di un talento indubbio. C’è bisogno tuttavia di alcuni accorgimenti, ma andiamo con ordine.
Per quanto concerne l’ambientazione, si potrebbe superficialmente pensare che Cristian abbia costruito la sua Meridia prendendo ampio spunto dalla Terra di Mezzo tolkeniana. Se da una parte è indubbio che l’Autore annoveri Tolkien fra i suoi scrittori di riferimento ( forse è anche il suo preferito ), e che ci siano degli evidenti punti in comune ( le razze, la loro alleanza contro un oscuro e letale nemico ), bisogna onestamente ammettere che Cristian ci metta del suo per dare un’impronta personale alla sua creazione. Come ? Bisogna notare i piccoli dettagli. Riflettete su come si comportano e pensano personaggi come Norys e Arkemisis ( l’Autore mi perdonerà se non rammento dove sono gli accenti ), e vedrete che non sono certo “il nano” e “l’elfo” di stampo tolkeniano, o di commerciabile matrice “gioco ruolistica”. Poi c’è la presenza della magia praticata dagli Arcani, violenta, oscura, quasi primordiale, ovvio spunto spettacolare per le sequenze d’azione, ma anche corposa materia per fornire al mondo un sostrato mitico e anche metafisico, che credo non possa non scontrarsi ( nei futuri volumi ) con la solida impostazione religiosa dell’opera, della quale Cristian fornisce un abile tratteggio, con il risultato che si percepisce chiaramente come l’intera narrazione sia avvolta da un alone in parte mistico, in parte leggendario, in parte, per certi versi, anche sacrale, consentendo di arricchire il romanzo di significati e spunti filosofici, sollevandolo dalla semplice “narrazione d’avventura”. Non che non si possa scrivere un ottimo e semplice romanzo d’avventura, ma un libro di genere fantastico deve avere dei significati profondi. Certo, qualcuno potrebbe insistere sulle “quasi-analogie” con Tolkien, e potrei farlo anch’io ma, essendo le recensioni mai completamente oggettive, ed essendo io amante dell’high fantasy, allora scelgo di premiare quest’ambientazione, dove la religione, la magia e la natura giocano un ruolo fondamentale, e dove proprio la natura, con la sua bellezza, ma anche con la sua forza primordiale e violenta, scolpita benissimo dai tocchi poetici dell’Autore, diventa un vero e proprio personaggio, e neanche tanto in secondo piano, a mio parere.
Sul fronte dei personaggi, ottimo il tratteggio. Ognuno di essi ha la sua voce, un background corposo, e uno scopo d’azione. Naturalmente, visto il genere e le tematiche narrative scelte dell’Autore, i personaggi non si possono definire totalmente originali, ma non sono nemmeno incollati ai cliché del genere ( da notare la personalizzazione delle armi ). La Fata Sigrin mi ha ricordato un po’ troppo il Pak del manga Berserk, anche se ammetto che il contributo ironico di questo personaggio è fondamentale per stemperare lievemente l’opera, dandole una dimensione più sostenibile. Il mio personaggio preferito è Lucio, soldato e filosofo, uomo volitivo che non si arrende mai. Fragile e roccioso al tempo stesso, la sua arma più potente a mio parere non è la spada, ma la fede. Da notare come, in questo volume, non appaia chiaramente un villain a contrapporsi agli eroi. Errore dell’Autore ? Affatto. Tornando ai piccoli dettagli notate come, pur non essendoci un vero villain ( ma solo uno o due figure in ombra ), c’è una certa “forza”, un’idea malvagia in contrapposizione. L’ho avvertita strisciare tra le pieghe narrative, e l’ho notata diventare un pochino più forte pagina dopo pagina…..un piccolo capolavoro dall’Autore

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