Opinione su La calda estate del pestifero - Giovannino Guareschi: Una rarità
Una rarità
13/10/2015
Vantaggi
Simpatico
Svantaggi
Non Esilarante Come Don Camillo E Peppone
LA CALDA ESTATE DEL PESTFERO è uno dei libri più brevi di Guareschi e fu ritirato subito dopo la prima ristampa.
Racconta, in una favola, il disagio degli anni verdi del boom economico, contro cui si schierava l'autore.
Uno dei protagonisti è Gigino, detto “il pestifero”, il quale, insieme alla sua ghenga di ragazzi degli anni '60, potrebbero essere paragonati ai ragazzi di oggi.
La storia coinvolge 2 ragazze, 3-4 ragazzi e un superminorenne (Chico), che vanno via dall'afa e dal caldo estivo di una città imprecisata, alla periferia di una metropoli mai nominata. Insieme vivranno un'avventura speciale e memorabile, che non scorderanno mai più, quasi come un rito di iniziazione. Ci sono anche degli adulti, ma non sono visti come dei nemici della gioventù, tutt'altro. Non aggiungo altro per non togliere il piacere di leggere questo libretto di appena 91 pagine, compresa l'introduzione di Antonio Faeti.
A me è piaciuto abbastanza, ma ancor più il solito linguaggio saporito di Guareschi, sbrigativo solo per finta, anche se “in realtà, capace di definire il parlato ragazzinesco, di alludere a un'epoca, di chiarire il senso di una descrizione” (fonte: pag. X dell'introduzione). Non aspettatevi però una lettura esilarante quanto quella che caratterizzava la saga di Peppone e don Camillo della Bassa.
Oltre all'introduzione, nel libretto c'è anche la presentazione dei figli di Guareschi, Carlotta e Alberto, inserita per chiarire il motivo per cui questo racconto fu tolto quasi subito dal mercato.
Nell'estate del 1967 Guareschi inviò una lettera all'editore del “Pestifero” (Rizzoli), definendo la sua opera un libro pubblicitario illustrato. Perché, si chiedeva, con quale diritto un illustratore si permetteva di alterare il testo scritto da altri, senza neanche chiedere l'autorizzazione? Questo perché all'opera erano stati sottratti episodi, dialoghi e altro, pur senza contenere elementi offensivi.
L'idea del libro, scritto nell'agosto 1966, chiariscono gli eredi di Guareschi, era venuta all'illustratore che collaborava con lo scrittore alla realizzazione di spot televisivi pubblicitari, e che doveva reclamizzare i gelati Tanara, proprio perché le poche righe servivano a chiarire il “carattere pubblicitario del libro” (pag. XIII), per un accordo preso con il dottor Marchi, amico dello scrittore.
L'illustratore tagliò, oltre a diverse parti, anche la precisa allusione ai gelati Tanara, per questo Guareschi diffidò la casa editrice (la già potente Rizzoli), con cui collaborava da 30 anni, a ristampare “il Pestifero” in quelle condizioni: o si pubblicava senza tagli o niente!
Passati 26 anni però, nel 1994, i due giovani Guareschi ripubblicarono il racconto privato delle illustrazioni, conservando però titolo e testo originali.
La copia che sto descrivendo è una di quelle della ristampa più recente, pagata € 6,20.
Leggetelo, se lo trovate, anche facendovelo prestare dalla biblioteca civica. È divertente, pur non essendo allo stesso livello delle altre opere più famose dello scrittore romagnolo, oltre che rivelatore delle negatività di quegli anni, solo apparentemente d'oro, del consumismo e del boom economico ed edilizio.
Questa opinione rappresenta il parere personale di un membro di Opinioni.it e non di Opinioni.it.
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