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1 Opinioni per LA CASA DELLA GIOIA - Edith Wharton
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  • blase
    Romanzo, pubblicato nel 1905
    opinione inserita da blase il 29/12/2020
    Edith Wharton mette in luce in queste pagine le ipocrisie della società americana: il gusto per il denaro, le facciate, la falsità, dimostrando come le amicizie e i rapporti tra un certo tipo di società siano schiavi del potere e come, appena ci si cerca di comportare in maniera morale o comunque di salvaguardarsi in qualche modo, ben poche siano le vere persone amiche. Lily lo scoprirà sulla sua pelle, diventando vittima di pettegolezzi e dicerie sul suo conto che la porteranno a tutta una serie di scelte e conseguenze che la spingeranno nel baratro sociale. Baratro da cui cercherà sempre di risalire: che ciò avvenga o meno dovrete leggere il libro, per scoprire se l'ascesa sociale sia poi così importante per il proprio essere e se i desideri rincorsi per tutta una vita non siano solo un'effimera illusione. Non è possibile vivere nei salotti del bel mondo se mancano i tanto prosaici soldi. Chi li possiede non si dà pensiero di loro, ma essi assillano chi ne è a corto. Serve denaro per procurarsi i vestiti all’ultima moda dalla sarta, cappelli e accessori per mostrarsi sempre “fresche e raffinate e divertenti”, mantenere una carrozza, andare all’opera, provvedere alle proprie necessità ed ai propri lussi e vizi, tra cui giocare a bridge con le proprie amiche e fumare pregiate sigarette. Gli amici che si propongono di ‘aiutarla’ sono pazzi di lei e vogliono ricompense non propriamente economiche; lettere compromettenti , intrighi, ricatti, occhi ed orecchie che spiano, equivoci e la reputazione di Lily è perduta. L’unica persona che può offrirle il proprio cuore in maniera disinteressata è l’avvocato Lawrence Selden, un personaggio outsider, che frequenta il bel mondo, osservandolo dai margini e che possiede un buon gusto proprio, naturale, una filosofia di vita che lascia ammirata Lily “forse, lei lo ammira perché era in grado di trasmettere il netto senso di superiorità che solo i più ricchi sapevano ispirare”. Selden in un appassionato dibattito con Lily aveva detto che “la mia idea di successo è la libertà personale (...) libertà da tutto: dai soldi, dalla povertà, dalla ricchezza e dall’ansia, da tutti gli ostacoli materiali. Vivere una sorta di repubblica dello spirito: ecco quello che definisco successo”. Una repubblica dello spirito da cui Lily è esclusa a priori visto le sue ambizioni e le sue ristrettezze, non solo, ma per lei Selden non è un partito adatto ai suoi sogni brillanti di successo mondano. Questo romanzo mi è piaciuto tantissimo soprattutto per lo stile della scrittrice, per la capacità di analizzare fino alle radici una società in trasformazione, inquinata da un degrado morale tacitamente accettato in maniera ancora più incisiva rispetto al suo romanzo più famoso, “L’età dell’innocenza”. Il personaggio di Lily, dalle prime pagine troppo vanitoso, troppo consapevole della propria bellezza, presa dal desiderio ossessivo di piacere a tutti prende in seguito tutte le simpatie e tutta la solidarietà del lettore. Una penna che rende in maniera originale e cristallina tutte le sfumature di un animo femminile in dissidio e tormentato. Un libro che si divora. Avvertenza al lettore sensibile: il finale è commovente.
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    Capolavoro di rara finezza e bellezza, la scrittrice analizza l'animo umano ed i suoi molteplici aspetti, lettura a volte difficile ma profonda
    a volte diventa pesantino