Opinione su La casa delle bugie - A. B. Ragde: L'inizio di una saga
L'inizio di una saga
19/06/2020
Vantaggi
Inizio di una saga, questo romanzo di Anne Ragde, con lo sfondo dei fiordi e della neve e con la leggera ironia del continuo paragone tra l'evoluta e vicina Danimarca e la noiosa e puritana Norvegia. Uno di quei romanzi che fanno aspettare con curiosità di poterne leggere il seguito.
Svantaggi
personalmente non trovati
Nei primi tre capitoli la scrittrice norvegese orchestra con maestria l'ambientazione introducendo i tre fratelli ad uno ad uno, e focalizzando l'attenzione su ognuno di loro in modo che balzi agli occhi la dedizione e la competenza con cui lavorano: Margido che si occupa del funerale di un diciassettenne che si è suicidato (suo è anche il compito di sostenere la famiglia affranta, ed è bravissimo), Erlend che addobba la vetrina di Natale di una gioielleria come fosse un'opera d’arte (e scopriamo che è omosessuale, convive con un giornalista basso e grasso, colleziona miniature Swarowski), Tor che si occupa dei maiali con una cura e un affetto che sarebbero più adeguati per degli esseri umani. E non possiamo non notare anche quanto Tor e Margido siano soli, volutamente soli, quasi non osassero legarsi a nessuno, mentre l'unico felicemente accoppiato (e da dodici anni) è Erlend, la pecora nera della famiglia che è andato via di casa senza neppure salutare la madre Anna. Ecco: la matriarca ottantenne Anna ha un ictus e viene ricoverata in ospedale. Quando muore, dopo qualche giorno, Tor è l'unico distrutto dal dolore ma non è più l'unico figlio accanto a lei: per decenza sono arrivati anche Margido ed Erlend. E Torunn, la figlia illegittima di Tor di cui né gli zii né il nonno sapevano l’esistenza e che ha un'affinità singolare con quel padre che sente solo ogni tanto per telefono: fa la veterinaria, anche lei ha una propensione speciale per capire gli animali. È solo con la morte della temibile Anna che la famiglia si ricompone, anche se potrebbe andare definitivamente in pezzi per tutti i segreti che vengono svelati. Insieme alle ragnatele e alla sporcizia che Erlend e Torunn, armati di guanti di gomma, ammoniaca e spazzolone, tolgono da finestre e mobili della fattoria che un tempo aveva un'aria di nobiltà contadina, insieme al vecchiume che danno alle fiamme in cortile, anche vecchi pregiudizi, moralismi gretti ed incomprensioni vengono spazzati via. Ma la parte più bella del romanzo non è il finale (che sa di soap opera televisiva), piuttosto tutto quello che precede le rivelazioni, che si rivelano un po' scontate. Ognuno dei personaggi, così diversi l’uno dall'altro, ci intriga in quei capitoli dove la narrazione è sempre in terza persona, pur dando l’impressione che sia invece il protagonista a parlare. E, tra i tre fratelli, quello che più suscita la nostra empatia è Tor, il figlio prediletto e quindi anche il più danneggiato dal rapporto con la madre.
Questa opinione rappresenta il parere personale di un membro di Opinioni.it e non di Opinioni.it.
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trama
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ambientazione
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personaggi
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sviluppo
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adatto a tutti
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