Non più SciFi
La mia passione è leggere e in particolare adoro i libri del genere fantascientifico, anche se ormai molti di essi sembrano una fotocopia della realtà: così frugando come molti in questo periodo su libri che parlano di epidemia, oltre all'ormai famosissimo Abisso di Dean Koontz, ho scaricato un vecchissimo Urania, la vecchia e amatissima serie SciFi della Mondadori, per la precisione il n° 961 uscito nel 1984.
Si tratta di un libro del 1981, precisamente “La fossa degli appestati” (Plague Pitt, titolo originale) dello scrittore Mark Ronson, pseudonimo di Marc Alexander.
Leggendo il titolo, pensavo allo scoppio di un'epidemia ed ad una fossa in cui rintanare gli ammalati, ma in realtà la trama è molto più complessa, molto credibile e purtroppo con idee che sembrano derivare da quanto sta succedendo in questo periodo col covid, per esempio la fuga dalle città, la tendenza del governo a nascondere la realtà della malattia, la mancanza dei vaccini.
La storia parte con un lavoro banale di operai edili che stanno scavando a Londra per costruire poi le fondamenta di un alto grattacielo con un ordine particolare, quello di stare attenti ad un muretto presente sul terreno.
Uno degli operai, però, con rabbia avendo appena bisticciato col capomastro, lo distrugge apposta con la sua ruspa.
Andando a guardare cosa c'è al di sotto del buco enorme che si è creato, ecco spuntare una massa accavallata di ossa sparse o interi scheletri: gli operai capiscono subito che si tratta di una vecchia fossa comune, stanno per chiudere tutto sigillando di nuovo la zona, quando frugando con la torcia, vedono dei luccichii. Naturalmente i quattro scendono e trovano in mezzo agli scheletri vari oggetti d'oro (ecco il luccichio), monete, una croce con gemme e diversi amuleti che venivano tenuti al collo nella terribile epidemia di peste di Londra del 1665. Gli operai rubano tutto, poi chiudono, ma nel giro di pochi giorni sono tutti morti in modo terribile e naturalmente l'epidemia comincia.
La protagonista del racconto è Charity, una giornalista di cronaca per una piccola radio che ha appena finito di registrare la storia di Heyam, il villaggio nell'Inghilterra del Nord, che si autoisolò per evitare di diffondere la peste arrivata da Londra con un carro di tessuti.
E' lei che vede entrare nella chiesa di Heyam un giovane che butta una croce sull'altare mentre arrivano gli agenti che subito lo prendono, ma la giornalista ha fatto in tempo a vedere macchie nere sul suo corpo. Decide allora di indagare e chiede aiuto ad un microbiologo: insieme scoprono l'arrivo della Black Death.
Se il bacillo della peste resiste in laboratorio 10 anni, chi dice che non possa ancora essere presente nei cimiteri di appestati e possa riprendersi e contagiare con rinnovata forza?
Il romanzo definito horror o SciFi è così vicino in certi punti all'attualità da sembrare quasi la cronaca di fatti che stanno accadendo: particolarmente interessante la descrizione delle reazioni della gente, ma soprattutto dei governi.
Da leggere.t
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