La mappa del tempo
La mappa del tempo, il primo di una trilogia di libri, è ambientato in una Londra, tetra, del 1896.
Andrew Harrington, un giovane uomo benestante, si innamora di una prostituta la quale verrà assassinata da Jack lo Squartatore.
Andrew, disperato, pensa al suicidio ma, grazie all’intervento di suo cugino Charles, tenta un ultimo atto disperato: viaggiare indietro nel tempo per cambiare il passato e salvare la sua amata. Un’utopia? Grazie alla compagnia “Viaggi Temporali Murray” sembrerebbe di no, poiché afferma di aver ricostruito la macchina del tempo immaginata da H. G. Wells nel suo romanzo di qualche anno antecedente.
Ma Andrew non sarà il solo a cavalcare il tempo; entreranno in gioco anche un ladro di manoscritti, un capitano del futuro ed una ragazza di buona famiglia, annoiata, che per sfuggire alla monotonia cercherà di viaggiare fino agli anni 2000.
Ma modificare il tempo non è privo di conseguenze e pericoli, riusciranno ad ottenere ciò che desiderano?
È un romanzo sicuramente avvincente e molto ben scritto. Alcune parti risultano essere forse un po’ troppo prolisse ma in linea generale risulta scorrevole.
Come già scritto è il primo di tre capitoli, infatti seguiranno: “La mappa del cielo” e “La mappa del caos” ma quest’ultimo non è mai stato tradotto in Italia, purtroppo.
Non è un genere che può essere etichettato con tanta facilità, perché è ricco di elementi che spaziano dal fantasy al thriller ma lo fa così bene che quasi non si notano i passaggi dall’uno all’altro.
Anche la voce narrante non è unica. L’autore ci fa sentire costantemente la sua presenza ricordandoci, troppo spesso, che lui sa e vede tutto in anticipo rispetto a noi ed ai personaggi ma sceglie di farci raccontare la storia attraverso gli occhi di alcuni di loro.
Il tema dei viaggi nel tempo viene sfruttato da sempre e per quanto sia affascinante e possa dare ritmo alla trama, non è così semplice da gestire; spesso ci si perde in piccoli particolari ma non è questo il caso. L’autore riesce a far combaciare tutto alla perfezione, nonostante la trama si complichi sempre di più. Riesce a trovare soluzioni verosimili a tutte le domande che il lettore si pone o potrebbe porsi riguardo gli sbalzi temporali.
Fondamentalmente lo si potrebbe suddividere in tre parti, ognuna delle quali racconta una vicenda che va a ricollegarsi con la successiva grazie ad un elemento in comune: H. G. Wells, autore, realmente esistito, di “La guerra dei mondi” ed anche “La macchina del tempo” , per citarne un paio, ed è proprio intorno a quest'ultimo che tutto ruota.
La prima storia la si potrebbe considerare un prologo piuttosto lungo che rischia di annoiare il lettore e che non ci soddisfa fino in fondo perché lascia tutto in sospeso ma ci introduce nel vivo della trama che ci viene ora presentata da un altro punto di vista; sarà infatti un altro personaggio a raccontare e, grazie a questo espediente, molti particolari fino ad ora rimasti ignoti verranno alla luce. Anche in questo caso il finale rimane in sospeso e si ripeterà lo stesso schema, ovvero: cambio del punto di vista ed esplicazione di ulteriori dettagli ma sarà questo il capitolo chiarificatore dell’intera vicenda.
Si nota come nulla sia stato lasciato al caso: F. J. Palma fa un accurato studio dell’epoca vittoriana e delle scoperte tecnologiche in essa avvenute e fa attente ricerche sulla vita e le opere di H. G. Wells tanto che, nel romanzo, sembrano essere proprio questi eventi ad ispirargli il suo prossimo libro “L’uomo invisibile”.
Una delle cose che ho gradito di più è stato proprio l’inserimento di autori reali, solitamente agli esordi, nella trama che, a mio modesto parere, conferiscono quell’idea di veridicità di tutta la storia; grazie alla loro presenza sembra di leggere dei fatti realmente accaduti e non di pura fantasia.
Le atmosfere sono perlopiù lugubri, molto tetre, secondo me molto di più rispetto ai romanzi, ad esempio, di C. R. Zàfon e ti immergono in uno stato di allerta, si percepisce che qualcosa potrebbe accadere da un momento all’altro e non si è mai sicuri di come andrà a finire. Detto questo, sembrerà un paradosso, il libro è condito con una buona dose di sottile ironia che non lo rende pesante e fa sorridere il lettore.
L’unica nota negativa che ho riscontrato è stato il finale. Mano a mano che si legge si trova il bandolo della matassa ma si percepisce una sorta di schema narrativo, quantomeno dalla seconda parte in poi, di conseguenza il finale me lo sarei aspettato più di impatto.
Il titolo mantiene le promesse, il lettore viene ogni volta catapultato nell’epoca vittoriana, si sente parte del libro e fa amicizia con i suoi personaggi; quando lo si termina si ha la sensazione di aver viaggiato insieme a loro e di averli dovuti salutare troppo presto.
È sicuramente uno dei libri, del suo genere, più belli e meglio costruiti che abbia letto: ha un linguaggio forbito, non è infantile, da numerosi spunti di riflessione su svariati argomenti ed invoglia ad approfondire certi temi così come a recuperare i romanzi degli autori citati.
Per coloro che amano le dinamiche spaziotemporali, gli intrighi e l’avventura, lo consiglio vivamente. Inoltre, la sua lettura non implica necessariamente l’acquisto dei tomi successivi in quanto lo si può considerare autoconclusivo oltre che, secondo me, il migliore.
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