Romanzo ben scritto e interessante
La pedina sulla scacchiera è uno dei romanzi meno noti di Irene Nemirovsky, autrice francese di origine ebrea deceduta in un campo di concentramento durante la seconda guerra mondiale. Oggi viene ricordata in primis per l'opera incompiuta Suite francese - anche se è in atto una sua riscoperta- mentre quando era in vita era considerata la migliore scrittrice d'Oltralpe. La pedina sulla scacchiera racconta la vita mediocre di un impiegato, che vive le sue giornate grigie senza gioia e afflitto dal peso del confronto con un padre di ben altro stampo. Egli infatti è figlio di un self-made man diventato celebre e ricchissimo grazie alle sue capacità e alla sua spregiudicatezza, poi miseramente rovinato da uno scandalo e, in parte, anche dalle sue mutate condizioni di salute che ne hanno minato la vitalità. Quest'ultimo vive con figlio e nuora ormai aspettando la morte vicina. Il suo erede pare essere convinto che riceverà comunque un'eredità, e in un certo senso così è. Il padre gli lascia qualcosa, a lui capirne il valore e sfruttarlo. Riuscirà, avviandosi verso una nuova esistenza affrancata finalmente dalla povertà, oppure la sua indole rappresenterà un ostacolo insormontabile a qualunque azione richiesta per abbracciare il suo futuro? La pedina sulla scacchiera è un bel romanzo, non certo allegro ma che fa riflettere sul rapporto fra il destino e sulla capacità di manovra per modificarlo. Innata e immodificabile, costringendo alla rassegnazione? Oppure la colpa è di chi fallisce? La Nemirovsky indaga su un tema universale e sempre attuale, fornendo il suo punto di vista. Lo stile è asciutto, spesso introspettivo ma mai pesante.
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