Poesie da Nobel
Quest'anno, 2020, il Premio Nobel della Letteratura è stato assegnato ad una poetessa americana che con le sue opere aveva già vinto il Premio Pulitzer nel 1993: è la terza scrittrice Usa che riceve questo ambito riconoscimento dopo Pearl Buck (1938) e Toni Morrison (1993) e la sedicesima donna in totale.
La motivazione di conferimento afferma: “per l'inconfondibile voce poetica che con austera bellezza rende l'esistenza individuale universale”.
La Gluck non è molto conosciuta in Italia e non è molto tradotta, ma per fortuna guardando in Internet ho visto che il suo libro-raccolta fondamentale “L'Iris selvaggio”(2003) è presente nelle opere della Casa Editrice Biblioteca ad un prezzo accessibilissimo.
La Gluck, anno 1943, è nata da una famiglia di origine ungheresi ed ha sofferto da adolescente di anoressia, per cui non è mai riuscita a raggiungere la laurea, anche se oggi dopo il Nobel le è stata conferita ad honorem.
La Gluck ha già pubblicato 14 raccolte di poesie (non tutte già tradotte in italiano) che si evidenziano per queste caratteristiche:
-sensibilità e introspezione
-riferimento a diverse culture, la greca, la romana e quella italiana (vedi la raccolta Vita Nova).
Mi sono piaciute molto le parole con cui Barack Obama l'ha onrata, cioè “le sue poesie indagatrici catturano il tranquillo dramma della natura e le tranquille emozioni della gente comune”.
Per le diverse caratteristiche delle sue poesie intime, composte nelle immagini e limpide nella parola è stata considerata molto vicina, quasi la prosecutrice di Emily Dickinson
In particolare L'Iris Selvaggio (la raccolta che ho acquistato io e che leggo a pillole per meditare e riflettere) è costituita da 54 poesie e dai critici viene considerata forse la sua opera più visionaria e la più famosa, quella che le è valso il Pulitzer.
Le poesie ne L'Iris Selvaggio sono molto intime e personali e presentano una filosofia della vita decisamente ottimista pur riconoscendo il senso del dramma e della disperazione presente nella vita di tutti.
Tra quelle che ho letto, mi piace molto “Mattutino” che comincia con versi che riempiono il cuore:
“non solamente il sole, ma la terra
stessa splende, fuoco bianco
che balza dalle montagne vistose
e la strada piatta
tremolante di primo mattino...”
E poi versi che stupiscono: si rivolgono all'Amico, a Dio che pare stupito lui stesso della bellezza della sua creazione e quasi piange forse per la magnificenza che ammira, forse stupendosi del suo stesso piacere.
Ma la Gluck è certa: per lei “il piacere è la sorpresa”.
Opera consigliata.
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