Opinione su Luigi di Biagio: Centrocampista universale in salsa zemaniana
Centrocampista universale in salsa zemaniana
06/02/2017
Vantaggi
Centrocampista completo. Bravo in interdizione e negli inserimenti.
Svantaggi
Non ha vinto niente.
In questa veste, purtroppo, non ha mietuto buoni risultati.
Pur qualificata per la fase finale degli Europei di categoria 2015, la rappresentativa giovanile è stata eliminata prematuramente nella fase ai gironi.
Prima di divenire allenatore, però, Luigi Di Biagio, come gran parte dei suoi colleghi, è stato un ottimo centrocampista, più volte nazionale e con quindici stagioni di serie A sulle spalle.
Classe 1971, si è formato calcisticamente nella Lazio, club con il quale esordisce appena maggiorenne, otto giorni dopo aver compiuto il diciottesimo genetliaco.
Nella primissima fase della sua carriera si è espresso soprattutto in ruoli offensivi.
Nel Monza, tra il 1989 e il 1992, ha ricoperti quasi tutti i ruoli sul fronte d'attacco.
Dopo l'esperienza triennale in Brianza avviene la svolta.
Nel 1992 arriva la svolta.
Arriva al Foggia, alla cui guida c'è il tecnico boemo Zedenek Zeman.
Il rivoluzionario tattico venuto dall'Est intravede nel ventunenne talento romano un centrocampista centrale in fieri e ci vede benissimo.
DI Biagio si trasforma in un centrocampista universale, bravissimo ad interdire ma anche dotato di ottimi tempi di inserimento.
Dotato di grande corsa e coriacea resistenza, nelle tre stagioni alla corte del boemo compie un vero processo di palingenesi tattica.
Si trasforma in un grande centrocampista centrale, bravo nel difendere e nell'offendere.
La Roma se ne accorge e nel 1995 e lo ingaggia, facendo un pilastro del reparto centrale giallorosso.
Nell'ultima stagione a Roma ritrova anche il suo pigmalione, che lo porta fino alla Nazionale maggiore.
Con la gloriosa maglia azzurra, si gioca due Mondiali (1998 e 2002), anche se solo nell'edizione 1998 ricopre un ruolo da titolare.
Ormai lanciatissimo viene ingaggiato dall'Inter e ne diviene, ancora una volta, uno degli elementi più importanti.
Con la compagine meneghina arriva secondo in campionato e raggiunge le semifinali di Champions League, ma di titoli nemmeno l'ombra.
Infatti, nonostante il centrocampista forgiato da Zeman abbia militato anche in club di prestigio, non ha vinto mai nessun titolo, neppure minore.
Tra le opportunità mancate, il posto d'onore lo merita, certamente, l'Europeo 2000 perso in finale all'ultimo minuto.
Quel "golden goal" di Trezeguet, dopo aver condotto la gara fino all'ottantanovesimo minuto, è un qualcosa che non può essere digerito facilmente.
Alla fine il buon Gigi ormai trentaduenne torna in provincia.
Nel 2003 c'è il Brescia, dove incrocia un campionissimo all'ultimo anno di carriera, il "divin codino" Roberto Baggio.
Di Biagio vive una sorta di seconda giovinezza.
Nelle prime due stagioni con le "rondinelle" realizza ben 16 segnature.
Un ruolino da attaccante più che da centrocampista.
E' il canto del cigno.
Nonostante le ottime prestazioni del valente centrocampista, nel 2005 il Brescia retrocede.
Di Biagio non abbandona la barca affondata e accompagna il club lombardo nella serie cadetta.
Qualcosa, però, si rompe e Gigi rescinde il contratto a metà stagione.
Si mantiene in forma giocando la seconda parte della stagione nel campionato di Eccellenza, nelle fila de La Storta.
Ma c'è in serbo un colpo di coda inatteso.
Nel gennaio 2007, alla soglia dei trentasei anni, Di Biagio ritrova la serie A.
Ad offrirgli la possibilità è l'Ascoli.
I tempi migliori, però, sono ormai lontani.
Alla fine della stagione le presenze sono appena sette, seppure con due gol messi nel sacco.
L'annata si chiude tristemente con la retrocessione dei bianconeri piceni e l'addio definitivo ai campi di gioco di Gigi.
Questa opinione rappresenta il parere personale di un membro di Opinioni.it e non di Opinioni.it.
-
velocità
-
dribbling
-
tiro
-
difesa
-
tattica
Valuta questa opinione
Ti sembra utile quest'opinione?
Scrivi un commento