Opinione su Marco Pantani: Il mio idolo
Il mio idolo
11/02/2016
Vantaggi
idolo, emozionante, vincente
Svantaggi
defraudato di un Giro d' Italia
Non voglio parlare delle sue debolezze di uomo, quelle le abbiamo tutti e nessuno si deve permettere di giudicare, io voglio ricordare l'atleta ed il campione, quello che mi ha fatto innamorare e, con me, milioni di italiani appassionati di ciclismo.
Per me, nel ciclismo, ci sono Bartali, Coppi, Merckx e, poi, Pantani.
Da quando lui è mancato non seguo nemmeno più le corse, in quanto non esiste un solo ciclista in attività che riesca a darmi le emozioni che lui sapeva infondermi.
Nel 1998 ha unito tutta l' Italia vincendo sia il Giro che il Tour, ed erano anni che nessun italiano riusciva in codesta, incredibile, impresa.
Lui ci è riuscito dopo che, per anni, ha combattuto contro la sfortuna e contro incidenti gravissimi che avrebbero potuto pregiudicarne non solo l'attività ma, anche, la vita di tutti i giorni.
Purtroppo l'anno seguente, nel 1999, lo fermarono a Madonna di Campiglio, ormai il Giro era suo ma gli trovarono valori di ematocrito oltre la soglia minima e lo squalificarono.
Lui stesse poche ore dopo si sottopose ad altri test che risultarono negativi, nulla mi toglie dalla testa che l'hanno voluto fregare e, da allora, Pantani si è chiuso in se stesso, si è sentito umiliato, truffato e tradito.
Per me è stata la più grossa scorrettezza mai fatta ad un atleta, chi si è reso responsabile di ciò ha ferito non solo l'atleta ma anche l'uomo e, pure i suoi tifosi.
A me rimane il ricordo di uno scalatore eccellente, di uno che quando gettava la bandana al vento e scattava faceva, sempre, il vuoto dietro di se.
Poteva scattare con qualsiasi condizione climatica e con qualsiasi livello di pendenza, non ce n'era per nessuno.
Ricordo, come se fosse ieri, il momento decisivo del Giro del 1998 quando, durante la salita decisiva verso Montecampione, Pantani distrusse Tonkov e rovesciò l'esito, a suo favore, di un Giro che sembrava già scritto. Pochi giorni prima, a Piancavallo, era successa la stessa cosa perchè, in salita, non ce n'era per nessuno.
Come disse De Zan i francesi ce lo invidiavano, lo avrebbero voluto loro un campione cosi' e, noi, anzichè tutelarlo e stargli vicini lo abbiamo distrutto.
Questa è la mia opinione più sofferta, perchè pensando a Pantani provo rabbia verso chi gli ha fatto del male ma, poi, riguardo su you tube i video delle sue imprese e provo le stesse emozioni di quegli anni stupendi.
Per me è stato un mito, un idolo,conservo ancora la maglia rosa ( la replica) dell'anno in cui vinse lui il Giro, è un cimelio a cui sono molto affezionato pur non essendo stata indossata da lui.
In carriera ha vinto tante tappe al Giro e al Tour ma, secondo me, una di quelle a cui era maggiormente legato era la vittoria nella tappa de Les Deux Alpes nel 1998.
Oggi ci sono tante inchieste che mirano a fare luce sugli ultimi momenti di vitadel campione, su chi gli ha fatto visita, su cosa sia realmente successo in quella stanza, io posso dire che la verità non mi interessa saperla perchè, per me, Pantani era, è e sarà sempre un idolo che, nella vita privata, era libero di fare ciò che voleva, io lo amavo anche per le sue fragilità e le sue debolezze.
Il pirata era il suo soprannome, perchè correva sempre con una bandana in testa che, al momento dell' assalto, gettava al pubblico ed era il segnale, per gli avversari, che la loro sconfitta era prossima.
Pantani è una delle icone dello sport italiano, uno dei più grandi sportivi di sempre e come tale va ricordato.
Questa opinione rappresenta il parere personale di un membro di Opinioni.it e non di Opinioni.it.
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