Opinione su Michele Alboreto: Michele Alboreto: mito italiano in Ferrari!

Michele Alboreto: mito italiano in Ferrari!

24/01/2020

Vantaggi

Eroe positivo

Svantaggi

assolutamente nessuno


Quando dalla televisione seppi dell'incidente in prova di Michele Alboreto alla guida dell'Audi prototipo e della sua prematura scomparsa, sinceramente ho provato un moto di profonda tristezza. Michele Alboreto, per me appassionatissimo di Formula Uno, era un vero mito anni9 80/90, un uomo che aveva fatto della sua modestia, serenità, talento la sua vocazione: essere un vero pilota di Formula Uno.
Aveva iniziato come tutti, Kart, Formula tre, formula due, prototipi.
Poi la chiamata in Ferrari e l'inizio di un grande lavoro sulla rossa monoposto. Qualche vittoria, molti podi, una guida pulita, essenziale integrata da strategie che allora non venivano così tanto dettate dai box o, che sò, dalla lettura di telemetrie. No Alboreto guidava la sua auto sentendola, provando ogni attimo di emozione, entrando in simbiosi con il mezzo meccanico.
Capiva quando la sua auto gli parlava, con piccoli accenni a mancamenti del motore, sbandate non volute in curva, velocità di punta non soddisfacente.
Alboreto parlava con i suoi tecnici e migliorava la sua creatura. Era bravo a spiegare le sue sensazioni anche ai meccanici che lo amavano e lo supportavano.
Sono convinto che il suo arrivo al secondo posto finale nel mondiale di Formula Uno sia coinciso anche una sorta di titolo declinato e sentito da tutti e che tutti ne fossero onorati.
Alboreto, a differenza di Patrese o Capelli, si faceva voler bene anche durante le interviste. Mai polemico anche quando il suo viso tradiva segnali inquietanti di delusione. Del resto aveva guidato tante monoposto e con alcune aveva anche vinto ma la Ferrari. La Ferrari! E' un'altra cosa, lo è per tutti i piloti.
Qualche anno prima di lasciarci, rischiò tanto in un incidente stradale quando la sua auto rimase coinvolta in uno scontro mulòtiplo. Portiere bloccate e lui che riesce a uscire dal tettuccio prima che l'auto prenda fuoco.
Il Destino purtroppo lo attendeva, quasi volesse risquotere un debito. Ma si sbagliò quel giorno in cui ci portò via Michele Alboreto, il mito!
Guidò per molte stagioni anche una bellissima Tyrrel sponsorizzata Candy. Vinse un Gran Premio degli Stati Uniti e Ken Tyrrel, il costruttore che lo aveva accolto nel suo team, pareva non credere alla fortuna capitataglinell'aver intrecciato la propria strada con il pilota milanese.
Nella mia città molti lo ricordavano perchè per un periodo corse per la scuderia Piloti Bandini e siccome non aveva larghezza di mezzi, aveva trovato appoggio con un letto in officina. Era modesto Michele e si accontentava.
La mia opinione finale è che ci vorrebbero sempre eroi positivi come Alboreto come esempio sportivo per i giovani talenti che spesso, per mancanza di insegnamenti famigliari adeguati e importanti supporti economici, dimenticano che la Formula Uno è uno sport molto difficile dove emergere è un fatto di stoffa: o ce l'hai o e meglio lasciar stare e accontentarsi!
Il messaggio che questo campione ci lascia è proprio questo: si può correre anche solo per la grande passione che senti dentro di te ed essere comunque un professionista del settore pur non vincendo tanto.
Oggi abbiamo alcuni esempi di piloti professionisti che hanno adottato questo schema di lavoro. Il tedesco Nico Hulkenberg ha fatto centinaia di gran premi senza mai raggiungere un podio e viene comunque ritenuto un ottimo pilota di formula uno.


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Altre opinioni degli utenti su Michele Alboreto

  • fb-edoardoderosa
    opinione inserita da Edoardo de Rosa il 06/02/2016
    Michele Alboreto, nonostante non abbia vinto nessun titolo mondiale, è senz'altro uno dei piloti che più è rimasto nel cuore dei ferraristi. Da campione del Mondo in Formula 3, viene ingaggiato dalla ...
    Continua a leggere >
    Professione e legatissimo alla Ferrari.
    Non si è laureato campione del Mondo.