Opinione su Roberto Rambaudi: Il Pupillo di Zeman
Il Pupillo di Zeman
06/02/2017
Vantaggi
Attaccante esterno veloce e tecnico.
Svantaggi
Poteva avere di più dalla carriera.
Grazie alla sua simpatia e all'oggettività dei commenti, oltre ad un'indiscutibile competenza, è sempre gradito dai telespettatori.
Ma prima di svolgere in modo efficace il ruolo di opinionista, è stato anche un ottimo calciatore.
Insieme a Beppe Signori e Ciccio Baiano componeva lo spettacolare tridente d'attacco del Foggia del boemo Zednek Zeman, capace di essere un esempio, almeno per quanto concerne la fase offensiva, per il calcio italiano degli anni Novanta.
Roberto ha certamente avuto meno luci dei riflettori rispetto agli altri suoi colleghi di reparto, ma è riuscito comunque a ritagliarsi un carriera non priva di grandi soddisfazioni.
Cresciuto nel florido vivaio del Torino, sempre pronto a sfornare grandi talenti, non ha avuto il piacere di esordire in maglia granata.
Dopo un breve periodo di apprendistato nelle serie minori (Omegna, Pavia e Perugia), arriva la svolta della carriera, approda a Foggia.
Siamo nel 1989 e il club pugliese si è affidato alle idee rivoluzionarie di Zeman.
Il tecnico boemo fa dell'attacco, sempre e comunque, il suo dogma.
Spesso a risentirne sono gli equilibri che, soprattutto in fase difensiva, risultano scricchiolanti.
Invece, a trarne enorme vantaggio è lo spettacolo.
Le squadre con l'imprinting zemaniano giocano ad altissima velocità e cercano la porta fino all'ultimo secondo, anche in situazioni che richiederebbero un'attenzione maggiore alla copertura piuttosto che alla proposizione.
Gli attaccanti sono continuamente chiamati in gioco, giocando un numero altissimo di palloni e avendo, quindi, un elevatissimo numero di opportunità per concludere a rete.
Nel trio foggiano, Rambaudi opera prevalentemente a destra ed l'attaccante che più deve sacrificarsi anche in fase di copertura.
Rispetto a Signori e Baiano, è meno goleador ma più equilibrato.
Segna con buona frequenza, senza però raggiungere mai le cifre dei compagni di reparto.
Alla fine con il Foggia, in campionato, colleziona 107 gettoni di presenza impreziositi da 31 reti.
Dopo il Foggia, si trasferisce all'Atalanta.
L'esperienza orobica non è fortunatissima.
Dura appena due stagioni, il club bergamasco retrocede e Rambaudi non mostra completamente il suo valore.
Nonostante questo bilancio tutt'altro che roseo e pingue, la Lazio punta di lui.
Nel club capitolino ritrova il suo mentore Zeman, nonché il suo micidiale compagno ai tempi del Foggia, Beppe Signori.
L'incantesimo si ricompone e Roberto torna ai fasti foggiani.
La squadra di Cragnotti, però, oltre a divertire vuole vincere e Rambaudi ancor di più è chiamato a svolgere il suo ruolo avendo presente le esigenze di equilibrio di squadra.
Cresce tatticamente, pur non rinnegando la sua indole offensiva quando gli viene offerta la possibilità di fare le sue sgroppate sulle fascia.
Grazie a tale ulteriore maturazione, riesce addirittura a trovare la Nazionale maggiore, affidata ad Arrigo Sacchi, molto prossimo al credo tecnico-tattico zemaniano, seppure rivisto e corretto.
Le presenze in maglia azzurra sono appena due, ma la soddisfazione resta tutta.
Nella quattro stagioni laziali, Il valido attaccante esterno conquista una Coppa Italia, una Coppa delle Coppe ed una Supercoppa italiana.
Spende poi gli ultimi spiccioli di carriera tra Genoa e Treviso.
Chiude la carriera nel 2000, a trentaquattro anni, intraprendendo il percorso che lo porta a divenire allenatore.
Comincia questa sua nuova vita nel settore giovanile laziale, per poi continuare in realtà minori soprattutto nella regione Lazio e cominciare anche la ben più appagante carriera di opinionista televisivo.
Questa opinione rappresenta il parere personale di un membro di Opinioni.it e non di Opinioni.it.
-
velocità
-
dribbling
-
tiro
-
difesa
-
tattica
Valuta questa opinione
Ti sembra utile quest'opinione?
Scrivi un commento