La biografia del celebre feldmaresciallo tedesco
Rommel è uno dei personaggi più famosi della Seconda Guerra Mondiale, ed è riuscito ad affascinare anche i suoi stessi nemici. Questa lunga biografia, che conta quasi 600 pagine, è stata scritta da un ex generale inglese che è anche romanziere. Considerato l'autore, non sorprende che nel testo troviamo soprattutto il Rommel soldato, anche se non mancano cenni alla sua infanzia e alla sua felice vita matrimoniale. Prima di iniziare a leggerlo, e nonostante io sia appassionata di storia e abbia già letto molto sulla Seconda Guerra Mondiale, pensavo che sarebbe stato sì istruttivo ma anche un po' tedioso, invece no. Le parti sulle campagne militari sono in effetti quelle più interessanti, sia quando l'autore narra del ruolo di Rommel nella Prima Guerra Mondiale che nella seguente. Ne esce un personaggio temerario, coraggioso, geniale, capace di azioni fulminee e dotato di un'energia instancabile. Diverse cose le sapevo già, ad esempio che il feldmaresciallo era idolatrato dai suoi soldati perché rischiava quanto e più di loro e perché viveva e mangiava con la semplicità spartana che conoscevano loro. Ma altre le ignoravo: il rapporto con i soldati italiani all'epoca suoi alleati, ben più felice di quanto la storia tramandi, facendo di tutta l'erba un fascio con gli ufficiali che invece trattava con sufficienza (e si scandalizzava per il relativo lusso di cui si circondavano mentre i soldati languivano). Fraser fa chiarezza anche sulle accuse di aver lasciato, durante la ritirata in Nordafrica, i soldati italiani appiedati in balia del nemico. (In realtà non aveva proprio scelta, e si ritrovarono appiedati anche molti tedeschi). Chiarificatrice infine la parte sul suo coinvolgimento nell'attentato a Hitler del '44, che a dire il vero pensavo più importante. Nella biografia, com'è logico, si parla anche del dittatore, col quale Rommel ebbe un rapporto prima di stima e ammirazione reciproca e poi, nonostante subisse ancora l'incanto di Hitler, di dissenso: il feldmaresciallo già nel '42 pensava che Hitler dovesse abbandonare il potere. Quando ho terminato la lettura ho pensato a tante cose. Al valore sprecato di Rommel, alla Seconda Guerra Mondiale e al fatto che la storia non serve a evitare futuri errori se non trova orecchie che ascoltino: all'epoca gli altri paesi non fermarono la Germania in tempo per via degli interessi in gioco (ad esempio lo spauracchio dell'URSS) e per la propria miopia, oggi gli scienziati gridano ai rischi del riscaldamento globale e dell'inquinamento ma, lo vediamo con l'Amazzonia, trovano in chi è al potere ascoltatori mediocremente interessati o palesemente (e in malafede) diffidenti. Altre persone magari faranno altre considerazioni, ma credo che in generale sia un libro che stimoli le riflessioni. Per finire, interessante il corredo fotografico, però avrei preferito anche immagini dei luoghi di combattimento, le cartine disegnate mi sono servite a poco.
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