Opinione su Rubè - Giuseppe Antonio Borgese: Rubé

Rubé

01/03/2016

Vantaggi

leggere un'opera importante del primo Novecento

Svantaggi

scoprire la coscienza di essere un fallito


Rubè (1921) è l'opera narrativa più importante di Borgese, ma anche uno dei pochi romanzi fondamentali del nostro primo Novecento.
Fedele alla sua poetica, che concepiva il romanzo come espressione di determinati momenti storici nel loro patrimonio di idealità e di valori, l'autore ricostruisce il quadro della crisi spirituale che colpì l' Italia nel primo dopoguerra, designando nel protagonista una delle figure più emblematiche dell'uomo decadente: Filippo Rubè, dopo aver tentato di vivere al di sopra delle sue capacità, deve riconoscere di aver fallito , senza più una ragione per vivere, privo di una qualsiasi fede interiore.
Cosciente di questa sua situazione, assiste quasi inerte alla disgregazione psicologica fino al totale fallimento e alla morte assurda.

Filippo Rubè, un giovane laureato in legge, giunge dalla provincia a Roma proprio alla vigilia del primo conflitto mondiale.
Dopo essere stato un convinto interventista, si arruola volontario e parte per il fronte.
Qui, però, la sua sicurezza viene meno.
Il superuomo, di fronte ai pericoli e alla morte, cede il posto ad un individuo pieno di paura, di dubbi, di incertezze.
La stessa incertezza dimostra nei rapporti con Eugenia, una ragazza conosciuta a Roma e ritrovata al fronte come crocerossina.
Rimasto ferito, viene rimandato a Roma in convalescenza.
Successivamente, recatosi a Parigi, intesse una relazione con la moglie di un ufficiale francese, Celestina,, ma anche in questo caso i rapporti fra i due sono caratterizzati da ambiguità e da strane complicazioni psicologiche.Terminata la guerra, Filippo tenta di inserirsi nella vita civile, impiegandosi in una industria e sposando Eugenia..
Ma la catena dei fallimenti non si interrompe: perde l'impiego e non riesce a stabilire rapporti di amore con la moglie, che presto abbandona per tornare con Celestina .
Durante una gita sul Lago maggiore, la donna affoga accidentalmente.
Pur riconosciuto innocente dalla accusa di averla uccisa, Filippo porta con sé il complesso della colpa che lo rende ancor di più insoddisfatto e tormentato.
Come ultima ancora di salvezza tenta di riconciliarsi con Eugenia, la quale accetta di rivedersi con lui.
Ma a bologna si imbatte in una dimostrazione e, trascinato nel corteo, viene ucciso.
La lettura mi ha lasciato l'amaro in bocca: l'assurda fine del protagonista è il degno epilogo di una vita condotta all'insegna del fallimento e della inettitudine.
Fin dalle prime pagine ho capito la personalità di Filippo ma non pensavo ad un epilogo così tragico e prematuro.


Questa opinione rappresenta il parere personale di un membro di Opinioni.it e non di Opinioni.it.

Segnala contenuto

mietta

  • trama
  • ambientazione
  • personaggi
  • sviluppo
  • adatto a tutti
Valuta questa opinione

Ti sembra utile quest'opinione?

Scrivi un commento

Questa funzione è disponibile solo per gli utenti che hanno effettuato il login

Altre opinioni degli utenti su Rubè - Giuseppe Antonio Borgese

  • mask
    opinione inserita da mask il 05/03/2016
    Mi trovo sostanzialmente d'accordo con l'opinionista che ha sottolineato il fatto che "Rubé" è un romanzo fortemente inscritto "in un determinato periodo storico", ovvero gli anni della Prima Guerra M...
    Continua a leggere >
    Opera che "introduce" ai problemi d'Italia dei primi anni del Novecento
    Nessuno