Opinione su Scusate il ritardo: Apologia dell'indolenza
Apologia dell'indolenza
01/07/2019
Vantaggi
Comicità paradossale
Svantaggi
Film minore
L’attore, con la sua abituale ironia, scherzò su questa spasmodica attesa quando Pino Caruso gli consegnò un premio a Taormina. Rispondendo a una domanda sui progetti per il futuro, disse: “Sto aspettando di sbagliare il secondo film, visto che tutti mi dicono ‘Guarda che il secondo film è quello più difficile’. Io adesso lo sbaglio, così passo subito al terzo”.
In realtà il secondo film di Troisi, Scusate il ritardo, uscito nel 1982, non fu un’opera così deludente. Anzi confermò la vena surreale e alcune delle tematiche già emerse nel lavoro precedente.
Ma non si trattò di un film fotocopia di Ricomincio da tre, bensì di un’opera speculare.
La trama, infatti, stavolta non parla di un giovane napoletano che parte, ma di Vincenzo, un trentenne (o quasi) che si accontenta di vivere ancora in famiglia, in maniera passiva. L'incipit ci mostra un funerale. E proprio in quest’occasione il protagonista conosce Anna (Giuliana De Sio), un’amica di sua sorella con cui nascerà una contrastata storia d’amore. Per tutto il film il carattere indolente di Vincenzo crea problemi nella coppia, perché lei è una fidanzata molto esigente. Alla fine, non sentendosi appagata, Anna lascia Vincenzo, che però, a dispetto della sua apparente insensibilità, cade in depressione. La sceneggiatura incrocia questa relazione amorosa con un’altra, quella di Tonino (Lello Arena), un amico di Vincenzo che è stato lasciato dalla sua ragazza “per colpa di uno svedese”. Proprio quando Tonino ritrova la serenità con una nuova compagna, Vincenzo viene lasciato, e i ruoli si invertono. Sicché, nella scena finale, è proprio Tonino a favorire un riavvicinamento fra Anna e Vincenzo, che si conclude con un finale aperto; non sappiamo se torneranno insieme, ma ormai la maschera di indolenza è caduta dal volto del protagonista.
Anche in Scusate il ritardo, quindi, come già accadeva nel precedente film, Troisi propone un ritratto anticonvenzionale di Napoli e della sua generazione. Niente retorica e sentimentalismi trash, jeans e magliette, né popcorn e patatine, ma una storia minimalista che non diventa mai sdolcinata, anzi è attraversata dalle folate di comicità dei monologhi surreali del protagonista e delle gag con Lello Arena, una spalla su cui ridere come Troisi non ne troverà più per il resto della sua carriera.
Questa opinione rappresenta il parere personale di un membro di Opinioni.it e non di Opinioni.it.
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trama
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ambientazione
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personaggi
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sviluppo
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adatto a tutti
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