Opinione su Sonetti - Gioacchino Belli: Giuseppe Gioacchino Belli: "poeta de Roma"

Giuseppe Gioacchino Belli: "poeta de Roma"

19/10/2016

Vantaggi

Conoscere uno dei più grandi poeti dialettali italiani del primo Ottocento

Svantaggi

Forse un po' la lingua


Secondo me il Belli è forse il più grande poeta romanesco di tutti i tempi. Appartenente alla media borghesia impiegatizia della Roma dei Papi del primo Ottocento, Belli, dal punto di vista sociale, non apparteneva al "popolo", se intendiamo questo termine in senso stretto. Tuttavia, egli conosceva come pochi la mentalità, gli usi, i costumi, e anche le sofferenze del popolo Romano, a cui seppe dare voce.

Nelle sue poesie in romanesco ci sono costantemente due motivi principali: da un lato una sottile ironia riguardo a certe credenze popolari, segno più che altro di profonda ignoranza; dall'altro, però, sempre una punta di pietà "cristiana" nei confronti di questo "popolo de Roma", ignorante sì, ma anche "disperato" nelle sue miserie quotidiane.

E' difficile in questa sede dare esempi della poesia romanesca del Belli, però vorrei consigliare un libro, curato da G. Vigolo per i "Meridiani" Mondadori, che raccoglie il meglio della poesia di uno dei nostri più grandi poeti dialettali dell'Ottocento. Vorrei qui però ricordare un fatto interessante, ossia che il Belli soleva anche recitare "pubblicamente" le sue poesie. Le cronache dell'epoca parlano di un uomo tutto sommato mingherlino, magro, che portava sempre una cravatta nera al collo. Quando egli recitava era sempre serissimo, mentre, intorno a lui, la folla che lo ascoltava si sganasciava dalle risate.

Il fatto che le poesie del Belli siano in romanesco non costituisce tutto sommato un "handicap", perché, bene o male, siamo un po tutti assuefatti alla parlata romanesca, grazie anche ad attori indimenticabili, quali Alberto Sordi, per esempio.

Chi desidera conoscere la Roma "papalina" del profondo Ottocento non deve tanto ricorrere a voluminosi trattati, ma al sempre bravissimo Giuseppe Gioacchino Belli, il più grande poeta dialettale italiano dell'Ottocento insieme con il milanese Carlo Porta.

Grande Belli! E leggete la poesia dal titolo "Quattro angioloni co' le trombe in bocca", con cui il Belli rappresentava, tra il satirico e l'ironico, le credenze del popolo romano riguardo nentepopodimeno che "la fine del mondo".

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