Opinione su Storia del nuovo cognome - Elena Ferrante: Personalmente mi è piaciuto
Personalmente mi è piaciuto
24/03/2020
Vantaggi
secondo step della saga
Svantaggi
personalmente non trovati
A prescindere dalla trama che si sviluppa in modo lineare, preciso e chiaro alternando colpi di scena allo scorrere naturale delle giornate, l’opera è intrisa di uno stile elegante ed agile che colpisce e non annoia grazie al ben articolato ritmo improntato. E se anche la parte centrale può risultare essere al contempo più lenta e più veloce perché culmine degli avvenimenti più significativi, di fatto, il lettore non riesce a staccarsi dall’elaborato. Può rallentare la lettura, può metterla in pausa, ma torna sempre ed immancabilmente da Lila e Elena.
Detto capitolo è inoltre caratterizzato da quell’alone di mistero che ha coinvolto a lungo l’identità dell’autrice e che pertanto porta il conoscitore ad interrogarsi sul rapporto verità-fantasia inerente lo scritto, nonché da una esposizione delineata da un io narrante maschera. Pertanto il l’avventuriero conoscitore, a differenza degli scritti ove la prima persona regna sovra e dove dunque quest’ultimo è facilitato/agevolato in quel processo di fusione che intercorre tra chi scrive e chi legge, con Elena non entra mai in simbiosi. Ella intrattiene, descrive, narra, come se fosse chiamata a rendere dei fatti. La sua è una chiaccherata calma, pacata mai volta a rendere giudizi e/o a lasciarsi travolgere dagli eventi. Pagina dopo pagina è sempre più chiaro come essa miri a tutelare la propria sfera personale, il proprio cuore, il proprio io.
A questa intimità si somma un’amicizia turbata dall’evoluzione della quotidianità, un legame che talvolta fatica ad andare avanti, che ha difficoltà a ritrovarsi e a comprendersi ma che nonostante tutto si mantiene intatto anche a distanza di tempo, anche se tra le due donne esiste una distanza fisica, anche se le vite di entrambe sono ormai agli antipodi. E così il loro rapporto, che si alterna tra cose dette e non dette, che si colora di gelosia e che si sviluppa attraverso lo stimolo continuo che l’una costituisce per l’altra, prosegue, scorre.
Infine, altro elemento caratterizzante, è il dato storico-sociale. La Ferrante, come ne “L’amica geniale” ricostruisce con dovizia e minuzia il contesto ove i fatti prendono campo. Non solo, rende in modo chiaro ed inequivocabile anche il divario che esiste tra la realtà napoletana e quel che è esterno ai suoi confini. Nel momento in cui Elena lascia la città natia, quest’ultimo particolare diviene palpabile con mano talché la stessa ragazza finisce col sentirsi un’estranea in quella che dovrebbe essere la sua terra, la sua casa.
E come l’opera si snoda, va avanti anche chi legge che, battuta dopo battuta si interroga, riflette, ama, odia, pensa ed ancora pensa, odia, ama, riflette, si interroga.
«Non mi avrebbe mai fatto del male, era capace di farne solo a se stesso» p.81
«Quelli che stanno sotto vogliono andare sopra, quelli che stanno sopra vogliono restare sopra, e in un modo o nell’altro si arriva sempre a prendersi a sputi e calci in faccia”. “Proprio per questo il punto è risolvere i problemi prima che si arrivi alla violenza”. “E come? Portando tutti sopra, portando tutti sotto?”. “Trovando un punto di equilibrio tra le classi”. “Un punto dove?Quelli di sopra si incontrano a mezza strada con quelli di sopra?” “Diciamo di si” “E quelli di sopra scendono di sotto volentieri? E quelli di sotto rinunciano ad andare più su?” “Se si lavora a risolvere bene tutte le questioni, si. Non sei convinta?” “No. Le classi non giocano a briscola ma fanno la lotta, e la lotta è sempre all’ultimo sangue”» p. 208
«Capii che ero arrivata fin là piena di superbia e mi resi conto che – in buona fede, certo – avevo fatto tutto quel viaggio soprattutto per mostrarle ciò che lei aveva perso e ciò che io avevo vinto. Ma lei se ne era accorta fin dal momento in cui le ero comparsa davanti e ora, rischiando attriti coi compagni di lavoro e multe, stava reagendo spiegandomi di fatto che non avevo vinto niente, che al mondo non c’e’era alcunché da vincere, che la sua vita era piena di avventure diverse e scriteriate proprio quanto la mia, e che il tempo semplicemente scivolava via senza alcun senso, ed era bello solo vedersi ogni tanto per sentire il suono folle del cervello dell’una echeggiare dentro il suono folle del cervello dell’altra» p.464
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trama
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ambientazione
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personaggi
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sviluppo
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adatto a tutti
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