Opinione su Storia di una capinera - Giovanni Verga: Un grido disperato e inascoltato!

Un grido disperato e inascoltato!

03/11/2015

Vantaggi

Bellissimo

Svantaggi

Non Leggerlo


Avevo un vago ricordo di questo libro, letto alle superiori con la professoressa d'italiano che ci massacrava di esercizi, questionari e compiti in classe per qualunque argomento trattasse.
Per colpa sua e dei suoi metodi ossessivi ho odiato leggere libri per più o meno un decennio, ma qualcosa di questo romanzo di Verga mi era rimasto impresso anche se esattamente non saprei dire cosa.
Forse l'ambiente monacale, forse questa donna triste, fatto sta che ora, da divoratrice appassionata di libri e romanzi non ho potuto esimermi da rileggerlo di nuovo, stavolta gustandomelo senza l'incubo dei compiti in classe o la divisione in sequenze.

Ho approfittato dell'offerta di Newton & Compton che per un breve periodi ha fatto uscire sul mercato una serie di bellissime opere ad un prezzo piccolissimo: solo 99 centesimi.
Ho approfittato così per acquistare vari titoli e con somma felicità anche "Storia di una capinera",
Mi piace molto come scrive Giovanni Verga ed ho trovato stupende anche le sue novelle così questo libro stavolta mi è piaciuto sul serio e l'ho letto con una grande passione in soli 2 giorni.

D'altronde 126 pagine se si ha un po' di tempo non sono poi così tante.

"Storia di una capinera" inizia con un mini capitolo dedicato appunto ad una capinera messa in gabbia.
Nonostante fosse tanto benvoluta da quel bambino che l'aveva catturata, la povera bestiola era sempre triste e nonostante avesse la ciotolina piena di miglio un bel giorno morì.

Il paragone con Maria, protagonista del libro, è forte.
Il romanzo vero e proprio è epistolare e leggeremo le lettere che Maria scrive alla sua amica Marianna, ma non leggeremo mai le risposte di quest'ultima.

Marianna è finalmente uscita di collegio e si è fidanzata trasferendosi a Mascalucia, mentre Maria è destinata al convento.
Orfana di madre, il padre di Maria si è risposato con una matrigna, neanche degna di nome, che gli ha dato come figli Giuditta e Gigi.
Entrambi fortunati e destinati ad una vita felice, sono molto diversi da Maria povera e sfortunata, senza una dote e dunque destinata al convento.

Un'epidemia di colera la porterà a doversi allontanare per forza da Catania, dunque provvisoriamente si trasferirà con il padre e la sua nuova famiglia sul Monte Ilice nella casa di campagna dove incontrerà la famiglia Valentini, farà amicizia con Annetta e si innamorerà di Nino.

Eh si, Maria si innamorerà, ma Nino è destinato a sposare Giuditta e per Maria non c'è altro posto nel mondo se non il convento.

L'animo di Maria, inizialmente felice per quelle belle giornate in campagna si farà sempre più tormentato ed anche il tono delle lettere sarà un crescendo di punti esclamativi, punti interrogativi, puntini di sospensione.
La punteggiatura ci farà capire come i toni sono sempre più concitati ed anche il linguaggio di Maria fatto di foga, pentimenti, preghiere e momenti di calma apparente trasudano ansia ed agitazione.

Lo stato d'animo agitato di Maria sembra però non interessare praticamente nessuno e la poverina finirà più volte per ammalarsi di febbre altissima, tanto che ad un certo punto viene chiamato addirittura il prete per l'estrema unzione.
Ma Maria non muore e continua a sopravvivere con uno strazio disperato verso quelle mura in cui è rinchiusa.
Maria non vuole vivere in convento ed il desiderio di avere Nino tutto per sè si fa sempre più forte anche quando le viene comunicato che sposerà Giuditta.

Non è ben chiaro se tutto questo amore è solo perchè non può avere ciò che vuole o se davvero è innamorata di Nino, quello che è certo è che Maria non vuole farsi monaca.
Il suo desiderio è vivere da donna libera e probabilmente la sua foga principale è proprio quella di andarsene e farsi ascoltare da una famiglia totalmente sorda alla sua disperazione, ai suoi pianti, al suo dolore.

Nessuno sembra capace di tirarla fuori da quello stato di disperazione tanto che Maria peggiora di giorno in giorno ed in lei serpeggia il terrore di venir rinchiusa nella cella dove vive Suor Agata, una suora impazzita che grida continuamente e guarda tutti con occhi sbarrati.

Maria sta male fisicamente e psicologicamente.
La sua è una vita tragica, una storia senza lieto fine.
Sarebbe bello vederla correre felice tra i prati insieme all'amore della sua vita o sapere che per lo meno è riuscita a costruirsi una vita al di fuori del convento ma purtroppo nulla di questo avverrà.

E' un libro drammatico da cui scaturiscono mille riflessioni e mille pensieri.
Proprio come quella capinera in gabbia, Maria non ha bisogno solo di un letto per dormire, acqua e cibo.
Quello di cui ha bisogno è di cibo per la mente e come la capinera vorrebbe lasciare la sua gabbia.
Nonostante suo padre lo abbia fatto per lei, Maria non è felice, così come il bambino che ha catturato la capinera lo ha fatto per curarla e darle da mangiare ma questo non basta.

Ciò dovrebbe farci riflettere su come siamo materiali, su come pensiamo sempre agli oggetti, ai soldi, a ciò che si può toccare, trascurando le emozioni, i sentimenti, il rispetto verso gli altri.
Quante volte non ascoltiamo chi grida di dolore, quante volte pensiamo di fare abbastanza e invece non lo facciamo, tante volte vediamo gli altri soffrire ma come il padre di Maria non possiamo o non vogliamo aiutare.

E come Maria quando gridiamo di dolore dobbiamo provare a batterci per quello che vogliamo.
Lei non è stata aiutata, non è stata fortunata, ma fino all'ultimo ha sperato di poter realizzare i suoi sogni.

E' un romanzo breve ma intenso, duro ed efficace, che mi ha tenuto sveglia per parecchio dopo averlo concluso.
Ho sperato sino all'ultimo rigo nel lieto fine anche se avevo già capito che non sarebbe arrivato.
Perchè purtroppo non sempre le persone brave e volenterose hanno ciò che si meritano, ma Maria rimane comunque una brava ragazza, una giovane valorosa che nella sua breve e giovane vita ha provato un gran ventaglio di emozioni e che forse solo dopo aver sofferto così tanto su questa terra avrà trovato la felicità in un'altra dimensione non terrena.

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margherita123

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Altre opinioni degli utenti su Storia di una capinera - Giovanni Verga

  • clary
    opinione inserita da clary il 18/04/2020
    Il romanzo è ambientato nella Sicilia, precisamente nel catanese, a cavallo della metà ottocento. Protagonista è la giovane Maria che, a causa di avverse vicissitudini familiari, è costretta in età pr...
    Continua a leggere >
    100%
    La tramatura del racconto è epistolare
    non per tutti
  • filicolorati
    opinione inserita da filicolorati il 18/04/2020
    Rispolverato in questo periodo di clausura il bellissimo romanzo LA CAPINERA ritratta da Verga nel 1869 è la giovane Maria, costretta ad una monacazione forzata per volere della famiglia. Una consuetu...
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    davvero bello scritto con maestria
    solo per chi non gradisce un grande classico
  • fb-656
    opinione inserita da Silvia Bollini il 18/04/2020
    Una volta esistevano costumi ed usanze incivili: le famiglie ricche e di origini altolocate destinavano uno dei figli (o delle figlie) alla chiesa senza che costoro fossero d'accordo. Per esigenze di ...
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    Altri romanzi del realismo italiano del XIX secolo
    non facile in certi passaggi da seguire
  • xroswars
    opinione inserita da xroswars il 04/04/2017
    Storia Di Una Capinera è un romanzo di Giovanni Verga, tra i suoi più importanti, sebbene non sia d'obbligo la sua lettura durante gli anni scolastici (ricordiamo che Verga ha scritto tanti altri capo...
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    Importante opera
    Pesante
  • jimorris
    opinione inserita da jimorris il 04/04/2017
    Ricordo con piacere il romanzo "Storia di una capinera" che mi avevano assegnato da leggere a scuola, che ai tempi non ero un grande lettore e questo libro di sole 100 paginette scorreva che era una m...
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    storia, segnificato, stile
    nessuno