Ieri ho visto un film del regista Omar Naim del 2004 intitolato “The Final Cut”, Il Taglio finale, un film che non avevo mai visto ma che mi è piaciuto molto in quanto fa pensare e riflettere, facendoci immaginare un mondo futuro in cui ogni nostro gesto può essere registrato da una specie di “scatola nera” inserita nel nostro cervello. Alla morte dell’individuo, se ha l’impianto, la sua vita può essere vista, riavvolta e analizzata in ogni particolare e chi lo fa, è il Tagliatore che dà il taglio alla storia, scegliendo e facendo vedere quello che ritiene importante. Il tutto al fine di creare un Rememory a ricordo del morto: il protagonista è proprio uno di questi tagliatori, uno cui è stato inserito lo stesso apparecchio ma che non sa di averlo. Gli attori sono ottimi, da Robin Williams nella parte del tagliatore Alan e James Cavaziel, il suo nemico. Quale domanda risveglia questa storia? E’ giusto che ogni immagine della nostra vita sia filmata e poi rivista? Se è vero che potrebbe essere importante per ricostruire determinati fatti e misfatti, è altrettanto vero (ho pensato) che molti gesti e comportamenti ed emozioni e sentimenti sono nostri e solo nostri e della persona a cui sono stati rivolti. E il film mette in luce proprio lo scontro tra chi porta avanti Zoe, l’impianto novità da inserire nel cervello, e chi invece lotta per la privacy assoluta di ognuno. Un bel film, di una fantascienza più vicina di quanto sembri e che fa riflettere.
Questa opinione rappresenta il parere personale di un membro di Opinioni.it e non di Opinioni.it.
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