Opinione su The Handmaid's tale: Misoginia portami via

Misoginia portami via

07/10/2018

Vantaggi

Fotografia. Ipotesi distopica non malvagia ma sviluppata male

Svantaggi

Didascalica, trama lenta, protagonista piatta, crudeltà


America, in un futuro non lontano in cui l'inquinamento è salito alle stelle la sterilità dilaga. Un gruppo militare prende il potere per instaurare la repubblica di Gilead, basata su una versione fondamentalista del cristianesimo e su un unico concetto: le donne sono utili solo per partorire.
A questo scopo tutte le donne fertili vengono trasformate in Ancelle, costrette a indossare un paramento rosso con delle alette che nascondono il viso e assegnate ai capi militari che non riescono a concepire con le loro mogli.
Il resto delle donne, a cui viene tolta la facoltà di leggere, possedere denaro e uscire di casa da sole, può trovare posto nella società come Marte, serve che si occupano principalmente della casa; Zie, coloro che lavorano nei centri di "rieducazione" in cui si insegna alle future Ancelle a essere sottomesse e obbedienti attraverso lunghi trial basati sulla colpa e la tortura; Nondonne, coloro che non possono procreare e sono colpevoli di qualche reato, deportate in massa nelle colonie a "spalare rifiuti tossici finchè la pelle non ti cade strato dopo strato e poi muori". Oppure giustiziate o mutilate.
Nonostante l'argomento principale della serie e del romanzo sia chiaramente la misoginia, anche gli uomini vengono suddivisi molto rigidamente in classi e coloro che non fanno parte dell'elite militare non hanno diritto a una donna. La storia si sviluppa principalmente attorno alla protagonista Offred (Difred in italiano, composto da Di+Fred) e alla sua vita in casa dell'uomo, Fred appunto, a cui è assegnata.

Ci sarebbe tanto da dire, ed è difficile parlar male di una serie che ha vinto così tanti premi ed è stata acclamata a livello internazionale, eppure la mia primaria reazione è di delusione, di qualcosa che non funziona e che stride.
L'unica cosa che mi ha veramente colpito è la fotografia impeccabile, basata sui contrasti cromatici e sul significato psicologico dei colori. Bianco, innocenza e pulizia ma anche inquietudine asettica. Rosso, sangue, passione e marchio di peccato. Nero, durezza e armi. Divise ocra per la crudeltà e la piattezza, abiti blu in tagli anni '80 e dolciumi e confetti per il mondo marginale e ovattato delle Mogli.

Per il resto, di cuore, è un no:
-La TRAMA e il RITMO sono di una lentezza esasperante, molto espressivi nel rendere l'idea di un mondo repressivo e vischioso che schiaccia e sottomette senza nessuna possibilità di emergere, salvo poi abbandonarsi a qualche picco di "io ce la farò, str***i!" molto sporadico e condito di musica rock. Vengono proposte scene molto brutali, ma a differenza di altre distopie non viene data allo spettatore la scintilla che fa indignare, non scatta quel fascino impaurito che fa pensare "cavolo, poveracce/i, potrebbe succedere anche a me". Tutto quello che risulta dopo la visione di 60 minuti a episodio è il latte alle ginocchia e la speranza che nel successivo accada qualcosa, qualsiasi cosa!
-Le DIGRESSIONI nel pensiero della protagonista sono fedeli al libro e didascaliche fino alla noia. Interessanti per le questioni sociali che pongono ma sbattute in faccia allo spettatore come lunghissimi spot-on su dettagli insignificanti come una crepa nel muro o una finestra, così che si perda la voglia di ascoltare anche se normalmente si è un pubblico attento e riflessivo.
-Le INCONGRUENZE: com'è possibile che sia nato un sistema così radicale senza un "prima"? Davvero gli uomini aspettavano solo di prendere i mitra e soggiogare le donne? Com'è possibile che il resto del mondo non intervenga militarmente? Com'è possibile che in un regime tanto fondamentalista e maschilista non esista però il razzismo? Ho letto che è stata una scelta a tavolino per poter assumere attori di colore e mi sembra l'ennesimo e melenso politically correct. Diamine, è una serie distopica, non una tribuna politica. Se le parti fossero state invertite e si fosse ipotizzata una società del futuro che stermina i bianchi, l'intero cast sarebbe stato di attori neri e nessuno avrebbe avuto da ridire.
-I PERSONAGGI, inamidati e inquadrati nel troppo esaltato o nel troppo passivo, e prima fra tutte Offred. Avrei voluto lanciarle qualcosa attraverso il monitor per farla ripigliare dal suo stato catatonico! Castigata e ameba fino allo sfinimento (attenzione, parlo del ruolo e di com'è scritto, non dell'attrice la cui interpretazione è molto buona). E non credo sia colpa solo del lavaggio del cervello ma proprio di com'è concepito il personaggio: anche prima di diventare Ancella il suo ruolo era quello di moglie e madre. Non una pensatrice, non una scienziata o politica, non una normale impiegata ma con una forte personalità e degli ideali nascosti. Lei praticamente non è niente e pensa solo a sopravvivere fino al tramonto. Perchè per una volta non possiamo avere una protagonista intelligente con un qualche tipo di sogno, il cui unico scopo nella vita non sia salvare la famiglia, il fidanzato o i figli ma credere in qualcosa, credere in se stessa, e reagire al sopruso con forza d'animo e scaltrezza o perire nel tentativo?
-I MESSAGGI che lancia la serie e a cui mi ricollego parlando della piattezza di Offred. Si voleva parlare di diritti umani, della non oggettificazione della donna, del futuro che ci attende se ci abbandoniamo a idee radicali. Tutte cose condivisibilissime, ma rovinate da un racconto che provoca più irritazione che altro e vagamente vittimistico, frustrante nel suo non riuscire a uscire dalle prediche, che ancora una volta contrappone la donna remissiva vs la donna potente ma cattiva e che risulta sessista anche nei confronti dei maschi, visti come prevaricatori brutti e cattivi che non aspettano altro che prendere il potere e rubarlo alle donne.
La maternità surrogata è poi al centro del regime e quindi per inverso la si fa risultare forzata e demoniaca, una cosa a cui la donna è sempre costretta. Non c'è spazio di riflessione.
Lo spettatore (/trice) consapevole non può che uscirne con dei dubbi e un vago senso di offesa, il grosso del pubblico -specie italiano- pianterà lì la serie o la giudicherà la solita delirante esagerazione femminista.

Fosse un prodotto diverso non avrei scritto il papiro sui significati socio-politici, ma siccome questa serie ha fatto parlare di sè soprattutto in questo ambito ed è per questo che la si guarda, più che per la distopia, lo ritenevo necessario.

A me non piace, e quindi voto no. Liberissimi di pensarla altrimenti.

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exelidin

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