Davvero bello!
Un libro che mi ha sorpresa assai piacevolmente e che ho divorato in pochi giorni, fra i più belli di sempre che abbia mai letto, senza dubbio.
Un romanzo che parla sì di libri, ma senza sfociare in un citazionismo esagerato, cosa che fanno spesso i libri di questo genere lasciando in secondo piano la narrazione principale, o nello sdolcinato più totale che ero certa di aspettarmi, non avendo mai letto nulla di Jojo Moyes in vita mia e avendo, perciò, qualche pregiudizio conoscendo a grandi linee la trama dei suoi romanzi.
Siamo di fronte, invece, ad una bellissima storia di amicizia fra cinque donne, di età e condizioni diversissime fra loro ma profondamente unite: dall'amore per i libri, dal desiderio di diffondere la cultura a chi non se lo può permettere facendosi interminabili quanto faticosi ma bellissimi viaggi a cavallo in lande e con climi non sempre amichevoli ma, soprattutto, unite dalla semplicità di una chiacchierata davanti alla stufa in biblioteca, dal superamento delle differenze reciproche e sempre pronte a sostenersi e aiutarsi vicendevolmente.
Su due di loro si concentra maggiormente la storia: Alice Wright, emigrata dall'Inghilterra allo stato del Kentucky in cerca di una nuova e più felice vita che sperava di ottenere dopo il matrimonio con il ricco Bennet Van Cleve ma che si rivelerà tutt'altro, e Margery O'Hare, capo di quest'iniziativa di bibliotecarie itineranti a cavallo, fiera, indomita e ribelle, con un profondo senso di giustizia e rivalsa e totalmente sprezzante del giudizio altrui.
Due outsiders, due incomprese quanto bellissime emarginate, ma è stata Alice a conquistarmi maggiormente, proprio per il sofferto percorso di formazione che ha dovuto attraversare: straniera in una terra straniera, già malvista dalla propria famiglia inglese per i propri comportamenti anticonvenzionali, e qui incapace di adattarsi ad una vita di sedentarietà e sottomissione coniugale, estranea alle convenzioni che la vorrebbero tra donne come lei a spettegolare e a prendersi il tè, intrappolata in un matrimonio senza amore, in una vuota vita con un marito freddo e anaffettivo, obbediente e sottomesso alla sola volontà dell'anziano padre, dispotico e tirannico proprietario delle miniere della zona (che più di una volta avrei voluto prendere a pedate da tanta cattiveria era capace di partorire).
E se l' iniziale adesione di Alice al progetto della biblioteca itinerante era un semplice modo per sfuggire a tutto ciò e trovare almeno un piccolo appagamento, piano piano si trasforma in pura passione, un modo per rendere felici e allietare tante persone, un modo per trovarsi amicizie.
"Ti regalo le stelle" è un bellissimo agglomerato di elementi che racconta molto più di quel che sembra: è una denuncia contro il pregiudizio, il sessismo, il razzismo e il bigottismo che permeavano gran parte della società dell'epoca (siamo negli anni '30), è la descrizione di paesaggi lontani che possono regalare tanta bellezza così come dolore, distruzione e desolazione, è la storia di gente semplice che diventa ricca e contenta semplicemente con delle parole su carta.
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