Opinione su Trovolavoro.it: Il senso di Ricciardi per il male

Il senso di Ricciardi per il male

06/09/2024

Vantaggi

Trama; location.

Svantaggi

Paranormale


"La condanna del sangue" è un romanzo poliziesco di Maurizio De Giovanni uscito per la prima volta nel 2012; nel 2023, per la sedicesima edizione, Einaudi lo ha riproposto con l'aggiunta dell'inedito racconto "Incontro con Maione": il brigadiere della squadra mobile protagonista delle indagini del plot.
Siamo nei primi anni '30, primavera 1931. Il fascismo è sullo sfondo, col suo regime autoritario e illiberale che comincia a profilarsi, che vuole "bonificare" perfino le ingovernabili e storiche strade napoletane: un dedalo di voci, rumori, colori che fiorisce appunto a primavera e che De Giovanni sa restituire in maniera icastica, da partenopeo verace qual è.

L'indagine ruota attorno al delitto di Carmela Calise: una cartomante e un'usuraia alla "Delitto e castigo" di Dostoevskij nella stessa persona; questo perché - l'autore lo dice, e il popolo partenopeo lo sa bene - due sono le radici di ogni crimine: o i soldi oppure i sentimenti, l'interesse materiale o la debolezza delle passioni umane.
Del resto, lo vediamo ancora oggi: da un lato con il perdurare di una spietata serie di clan malavitosi che minacciano perfino gli uomini di chiesa, i compassionevoli ma combattivi parroci delle periferie che denunciano i loro traffici perché le mafie perseguono con violenza il tornaconto economico: "Follow the money!", ammoniva il celebre magistrato Giovanni Falcone.
Dall'altro lato, quello dei sentimenti tossici, mortali, purtroppo le cronache nere ci offrono l'imbarazzo della scelta: da fratelli coltelli che si decapitano "letteralmente" nelle province meridionali ad adolescenti dell'hinterland milanese che sterminano la famiglia come folle gesto di "emancipazione".

Il plot non manca di nessuno degli elementi che - da Scerbanenco in poi, passando per antesignani meridionali di De Giovanni come Sciascia e Camilleri - hanno corroborato la prammatica del poliziesco all'italiana; i colpi di scena li riserva il finale, l'autore gioca con il lettore come il gatto col topo, secondo la grammatica del "whoduneit".
L'elemento più pregnante della squadra mobile è senz'altro il noto commissario Ricciardi: uomo tenebroso, imbevuto del dolore del mondo, solitario; inviso al regime fascista dell'ordine ma da questo sfruttato per il suo talento. Niente avanzamenti di carriera, per Ricciardi: quelli sono riservati ai vicequestori mondani simili a macchiette; a lui resta l'onore del merito di un Paese che intravvediamo incamminarsi verso un baratro di autoritarismo e ingiustizia denunciato dai discorsi del dottor Modo, l'immancabile medico legale.

Unico elemento discutibile - seppure caratterizzante la psicologia dolente di Ricciardi - e il suo "quinto senso e mezzo" più vicino ai fumetti di Dylan Dog o ai thriller di Shyamalan che ad un giallo naturalistico; anche Ricciardi, come il protagonista de"Il sesto senso" con Bruce Willis, "vede la gente morta". Ne ascolta le ultime parole, e questo fa storcere il naso ai puristi della verosimiglianza ma viene perdonato da chi conosce i prodigi di una città, Napoli, in cui materiale e immateriale, realismo e sortilegio, si mischiano da sempre.


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    opinione inserita da vesponethebest il 02/08/2024
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