SENZA INFAMIA E SENZA LODE
Un’avventura on the road che cela drammi e speranze. Un lento viaggio in automobile dalla city londinese alle brughiere scozzesi intrapreso da una famiglia stramba ma unita. Macinano chilometri, elaborano sentimenti, risolvono situazioni, creano opportunità, giungono a delle conclusioni, un arrivo, un punto di inizio. Il carburante dei protagonisti è l’ottimismo, anche quando tutto sembra perduto e sconfortante osservano la situazione da una prospettiva diversa e scorgono il lato migliore, certo, non mancano i momenti in cui il think positive latita.
Ogni capitolo corrisponde a un personaggio, quindi si godono vari punti di vista, stati d’animo e riflessioni. La prima parte del tragitto, che poteva anche essere colorita da descrizioni paesaggistiche o da cenni storici/culturali tipici dei viaggi, è monotona, c’è aria viziata nell’abitacolo e tra le pagine. La seconda metà è più avvincente e coinvolgente. Si sviluppa seriamente la storia, ci si affeziona a tutti loro condividendo i problemi. I siparietti rosa sono scontati e fiacchi, in generale la trama non spicca per originalità, lo stile è meno efficace e penetrante rispetto ad altre opere della stessa autrice.
Concludendo, una lettura piacevole, senza infamia e senza lode.
“Perché sapeva bene che cosa succede dentro di te quando tua madre non ti tiene stretta, non ti ripete che sei la cosa migliore che abbia mai avuto, non si accorge nemmeno della tua presenza quando sei in casa: una piccola parte di te si chiude ermeticamente. Non hai bisogno di lei. Non hai bisogno di nessuno. E senza neppure rendertene conto, ti metti ad aspettare. Aspetti che chi ti sta vicino si allontani e si dissolva come una foschia marina. Perché deve esserci qualcosa di sbagliato in te - non è vero? – se perfino tua madre non ti ha mai amato veramente.”
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