Ma sono perplessa!
Credo che la maggior parte degli amanti dei libri pensi che avere una libreria sia un'attività idilliaca, felice, rilassante e culturalmente stimolante. Bè, Shaun Bythell smentisce amaramente tali aspettative. Egli narra, sotto forma diaristica, che cosa vuol dire essere un venditore di libri usati nell'era Amazon e in un piccolo paesino scozzese. Dalle sue descrizioni, emergono più i problemi che gli aspetti positivi e la sfiducia nel genere umano sembra coglierlo di frequente, quasi ogni volta che un avventore entra nella sua libreria. Con l'autore scordatevi lo stereotipo del libraio gentile, pronto ad aiutarvi, disponibile e conoscitore della merce che vende: nel corso della lettura ho trovato un libraio piuttosto antipatico e scorbutico, che non mi ha permesso di empatizzare con lui (e forse nemmeno l'avrebbe voluto). La lettura credevo fosse più divertente, in realtà l'ho trovata un filo noiosa, ma in linea con il cinismo e il sarcasmo del personaggio. Ho apprezzato le citazioni in apertura dei capitoli tratte da "Ricordi di libreria" di Orwell, un altro "simpaticone" in fatto di vendere libri, che tuttavia mi ha incuriosito. Sebbene la situazione descritta da Bythell non sia tra le più felici, egli vive in un paese, Wigtown, che culturalmente parlando è più attivo del paese di trentamila abitanti dove vivo io. Ogni anno, infatti, la cittadina scozzese ospita il Book festival, del quale l'autore è una colonna portante: solo durante questo periodo egli emerge dal letargo scorbutico che lo avvolge per rivelare il suo aspetto più gioviale. In conclusione, è stato interessante leggere tale libro, perché ho scoperto un punto di vista diverso, cioè il punto di vista di chi i libri li vende e non per forza deve essere simpatico, non se in effetti sia giusto così!!!!!!
Questa opinione rappresenta il parere personale di un membro di Opinioni.it e non di Opinioni.it.
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