Le dimensioni del tempo
E' davvero edificante trovarsi tra le mani un pezzo di ottima letteratura come “Child in Time”, tradotto in italiano come “Bambini nel tempo” di Ian McEwan.
Si tratta di un romanzo complesso e denso di argomenti, elaborato attraverso una stratificazione di immagini, personaggi, concetti e riflessioni che inchiodano il lettore alle pagine, scatenando un effetto non solo di calamita, ma un percorso vorticoso attraverso il tempo.
L'autore esordisce con un evento forte e doloroso nelle primissime pagine, che il lettore fatica a togliersi dagli occhi e dal cuore, per le immagini nitide create e per la profondità psicologica con cui si dettaglia la perdita più inaccettabile per un genitore, ossia il rapimento di un figlio.
La sparizione diviene elemento di un mosaico avvincente che solo una penna come quella dell'inglese poteva disegnare.
L'elaborazione del lutto da parte di una coppia di giovani genitori è il punto di partenza narrativo con cui sviscerare il concetto di tempo, dando la stura ad un rincorrersi di storie e di volti che marciano tra presente, passato e futuro.
Il tempo crea e distrugge, addolcisce e inasprisce, cura le ferite o esaspera le mancanze.
McEawn non fa sconti, non edulcora i sentimenti, regala momenti di tenerezza a momenti di desolazione, ritrae uomini sinceri che vogliono vivere senza maschere il loro tempo e uomini avvezzi al potere, al conformismo, all'arrivismo.
Un romanzo che contiene elementi forti di satira sociale e politica, che si fondono a tutte le altre tematiche, generando un lavoro ottimale dove ogni tessera incontrata durante la lettura assume un significato e diviene parte integrante del tutto.
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