Un anno più tragico che comico
Sequel di Benvenuti in casa Esposito, questo libro l'ho letto in 3-4 giorni, sempre prendendolo in prestito a mia sorella che li ha acquistati entrambi.
Formato da poco meno di 300 pagine, il libro inizia con un altro Capodanno ma con un sapore più amaro rispetto a quello dell'altro libro.
Nonostante Patty chiuda il primo libro con una bella notizia, nulla di questo romanzo fa ridere, anzi ogni pagina lascia presagire una scia di sangue, odio e violenza.
Tutt'altro che spensierato, quando lo scrittore cerca di far ridere con nuove esilaranti gag di Tonino, l'imbranato figlio del boss Gennaro Esposito, si cade spesso nel ridicolo e nell'esagerazione mentre nel prequel si rideva davvero e i guai che combinava erano ben congeniati.
Quello che invece viene sottolineato è l'aspetto drammatico della camorra.
Se il prequel illustrava una Napoli maccaronica, in cui la camorra può sbagliare e può avere elementi buffi e senza cervello, in questo romanzo andiamo invece a conoscere personaggi spietati impegnati in una faida senza fine che nasce da un banale litigio di due ragazzini in pizzeria.
Purtroppo anche la famiglia Esposito ne è coinvolta ed emerge il personaggio di Don Francesco, parroco anti camorra impegnato a predicare la pace nella Basilica di Santa Maria della Sanità.
A spalleggiarlo c'è anche Tina, figlia di Tonino, ma sembra che l'unione di parroco e parrocchiani non sia sufficenet per debellare 'O Sistema (la camorra).
Star qui a dare un giudizio sulla camorra sarebbe un ammasso di luoghi comuni dunque meglio leggere il libro e prendere coscienza dei fatti piuttosto che formulare giudizi stereotipati.
In casa Esposito inoltre è aria di crisi tra i due coniugi e grazie ad una serie di circostanze Tonino capirà ancora una volta quali brutte conseguenze si vivono da figlio di un boss.
Vengono maggiormente messi in risalto i ruoli dei nonni come mediatori e pacieri di famiglia, non figure impiccione che mettono bocca ovunque, ma provvidenziali aiutanti e confidenti che si prodigano per il bene comune di tutti.
Non mi aspettavo che il sequel potesse contenere scene così spietate.
Il finale mi ha lasciato davvero sotto choc e da una parte è giusto che non ci sia un vero e proprio lieto fine dato che tutto il libro è incentrato su un tema che purtroppo non dà molto spazio alla gioia ed alle risate.
I personaggi sono sempre ben caratterizzati e i loro dialoghi in napoletano continuano a farci vivere dentro la storia, esattamente come nell'altro romanzo.
Noiose le ripetizioni di scene e situazioni che abbiamo già vissuto nel romanzo precedente, ma fondamentali per chi legge questo romanzo senza aver prima letto il prequel.
Un bel libro, da non leggere a cuor leggero!
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