Opinione su Blue Jasmine: Il grande Woody colpisce ancora
Il grande Woody colpisce ancora
03/05/2020
Vantaggi
grande cast ottimo regista
Svantaggi
personalmente non trovati
Blue Jasmine è uno dei film più spietati che Woody Allen abbia mai realizzato. Se si sopporta una superficie piuttosto schematica, con una contrapposizione ricchi/poveri che taglia fuori una più comune borghesia, si scopre un personaggio, Jasmine, che è l'efficace ed estrema incarnazione di uno specifico tema alleniano: il vuoto etico totale.
Se l'oftalmologo Judah di Crimini e misfatti o l'arrampicatore Chris di Match Point si trovavano di fronte a scelte, rifiutando dei valori che per lo meno riuscivano a vedere, Jasmine è lo stadio di annullamento successivo. In uno stato mentale precario, manca persino di una visione oggettiva di se stessa, incontrando in Cate Blanchett un'interprete perfetta: sgradevole, insopportabile, ridicola e patetica, senza sconti.
Jasmine ha difficoltà a ricostruirsi perché non si è mai costruita, interrompendo la sua crescita interiore in favore di una scalata sociale affidata a suo marito, in altre parole - come sembra suggerire Allen - alla corrente del caso, non alla volontà. L'assoluta precarietà emotiva su cui si basa la sua vita resiste solo mantenendo una cecità di fronte all'evidenza, pena la visione di un baratro nel quale unica luce (quanto flebile!) è un orgoglio sterile, perché svuotato di amor proprio.
La forza di Blue Jasmine è proporzionale alla vostra arrendevolezza ai colpi sotto la cintura di Allen: ci si può limitare a constatare il fallimento di Jasmine, riconoscendo in lei qualcosa di altre persone, tirando un sospiro di sollievo per aver evitato la sua deriva. In alternativa si può ammettere che la tentazione di delegare la nostra identità agli altri è un rischio a cui andiamo incontro tutti, per pigrizia o per imperdonabile debolezza. Un ragionamento che vale la pena tesaurizzare, perché nella storia l'assenza di bussola di Jasmine la conduce a danneggiare esistenze altrimenti più stabili: quella del proprio figlio, quella semplice di sua sorella (la spiritosa Sally Hawkins), quella del giovane diplomatico che le si avvicina. Con una scrittura che non dimentica mai l'ironia (contundente), a quasi ottant'anni Allen, sempre convinto che "la vita sia una tragedia", continua a simpatizzare per i semplici di spirito come Ginger e il suo rozzo compagno Chili: esposti alle delusioni come tutti, ma abbastanza concreti da cercare soluzioni rapidamente, senza trasformarsi in un terrificante buco nero per se stessi e per il prossimo.
Questa opinione rappresenta il parere personale di un membro di Opinioni.it e non di Opinioni.it.
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trama
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ambientazione
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personaggi
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sviluppo
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adatto a tutti
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