Si ricordano anche i campioni fuori dal campo.
Carmelo Imbriani oggi avrebbe compiuto 41 anni, purtroppo tre anni fa il linfoma di Hodgkin l'ha portato via.
In molti non hanno serbato memoria di questo calciatore, nativo di Benevento e cresciuto nel Napoli.
Eppure le sue prime apparizioni lasciavano presagire una carriera assolutamente brillante.
Classe 1976, è stato lanciato nel calcio che conta da un certo Marcello Lippi, poi allenatore dell'ultima Italia campione del Mondo nel 2006.
Siamo nel febbraio del 2004, Carmelo ha appena compiuto 18 anni e Lippi lo lancia nella mischia negli ultimi scampoli di partita per fargli assaggiare l'inebriante sapore della serie A.
Ormai il dado è tratto.
Nella stagione successiva sulla panchina partenopea si siede un altro santone, ovvero il vulcanico Vujadin Boskov.
Il tecnico slavo percepisce subito il potenziale del giovanissimo attaccante e decide di dargli grandissima fiducia.
lo fa partire addirittura titolare, assegnandogli la mitica numero 10.
Opera da seconda punta, al fianco del più navigato "Condor" Agostini.
L'aspirante campione non buca la prima, segna e propone un gustoso assist al suo compagno di reparto.
Il suo abbrivio in serie A è straripante.
Segna ancora anche nella partita contro l'Inter, poi vinto 2 a 1.
Attira l'attenzione anche di Cesare Maldini, all'epoca CT dell'Under 21 azzurra.
Poi qualcosa si inceppa, Imbriani pur continuando a trovare spesso spazio non riesce a ripetere le prime straordinarie prestazioni e non trova più con facilità la via della rete.
Cerca di trovare la giusta dimensione in realtà più piccole.
Tra serie B e serie C, disputa nove stagioni da professionista in giro per l'Italia.
Soprattutto a Benevento, la sua città, riesce a dare il meglio.
Con i giallorossi campani chiude anche la carriera, disputando le ultime tre stagioni ad ottimi livelli.
Rimane nel club beneventano impegnato nel settore tecnico come allenatore delle giovanili.
Purtroppo, però, gli si accanisce contro.
Contrae il linfoma di Hodgkin e nonostante una generosa lotta, così come faceva sui campi di gioco, è costretto a soccombere.
Lascia coloro che lo hanno amato e ammirato, dentro e fuori dal terreno verde, il 15 febbraio 2013.
A Febbraio appunto, mese in cui è nato, in cui ha esordito in serie A e in cui è volato in cielo.
Negli occhi dei tifosi partenopei rimangono le sgroppate del giovane attaccante, dalle movenze feline (non a caso fu soprannominato dai tifosi la "gazzella di Benevento") e sempre pronto all'ennesimo scatto.
Nella sua breve esperienza all'ombra del Vesuvio ha lasciato un grande ricordo, anche per il suo modo di porsi sempre gentile e disponibile.
Dal punto di vista sportivo è stato un incompiuto.
Dopo i fulgidi inizi, in molti prevedevano una carriera ad altissimo livello.
Purtroppo, anche sotto questo aspetto il Destino gli è stato avverso.
L'amaro in bocca rimane anche per l'aspetto sportivo.
Un campione mai sbocciato e che avrebbe meritato ben altra fortuna.
Dal punto di vista strettamente tecnico, si presentava come un attaccante esterno o seconda punta, dal fisico longilineo.
Faceva della velocità e della progressione i suoi punti di forza.
Nel tempo ha anche arretrato il suo raggio d'azione, proponendosi come centrocampista.
Tatticamente molto intelligente, era l'ideale compagno d'attacco, sempre generoso e mai domo.
Non brillava per lucidità sotto porta, anche in ragione delle tante energie sprecate nelle sue discese sulla fascia (soprattutto quella sinistra).
Chissà, in cielo forse sta ancora correndo inseguendo il sogno di una carriera mai esplosa e che gli avrebbe le giuste soddisfazioni mai raggiunte.
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