Davvero bello!
Un libro che rapisce e trasporta in un mondo di ricordi. Due case al centro della narrazione, la Maisons des roses da una parte, la casa limitrofa dove vive Delia che nasconde un mistero. Due bambini i protagonisti, la piccola Nicole che vive nella Maison e Michele, bambino ombra, figlio di quella emigrazione che una legge ingiusta rendeva orfani bambini anche se una mamma e un papà, invece, avrebbero potuto tenerli vicini. Svizzera anni’70, una legge impedisce agli stagionali stranieri il ricongiungimento familiaree quando non era possibile, questi portavano con sé loro figli, ormai clandestini, obbligati a una vita fatta di solitudine, silenzio, assenze, sensi di colpa. E’ la sorte che tocca a Michele che da un paese del nord Italia segue la famiglia nascosto nel portabagagli della macchina, una Fiat 131. Non può restare in Italia, una nonna ammalata non potrebbe avere cura di lui. Non capisce, intimamente vorrebbe ribellarsi, poi si rassegna e inizia a convivere con i fantasmi di poliziotti che arrestano e persone che denunciano e quegli incubi si trasformano ben presto in incubi. La signora Delia gli è vicina, ospita la sua famiglia e anche se nasconde Michele in una buia soffitta ben presto entra in sintonia con lui. Dalla finestra, non visto, il bambino trascorre il tempo disegnando e intanto osserva la casa accanto e spia i passi di Nicole che per una serie di circostanze diventerà la sua unica amica, ma anche l’inconsapevole accusa che porterà lontano Michele. Dopo 30 anni e una serie di momenti irrisolti Nicole sentirà forte l’esigenza di ritornare a quella passato. La morte di sua madre e l’eredità che l’ha resa proprietaria della Maison la fa ripiombare in quel passato che ha ancor troppe domande senza risposta . Per risolvere i suoi dubbi Nicole andrà alla ricerca di Michele e di Delia e riallaccerà i fili con un passato che pensava dimenticato. Su tutto aleggia il ricordo della sua mamma, di cui si narrano le abitudini, l’amore per i libri
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