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1 Opinioni per Ciro Muro
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    Il Vice di Maradona
    opinione inserita da Edoardo de Rosa il 19/01/2017
    Nei giorni in cui Diego Armando Maradona torna a Napoli per esibirsi al Teatro San Carlo e per porre le basi di una sua fattiva collaborazione con il Napoli targato De Laurentiis, mi è tornato in mente Ciro Muro. In molti si chiederanno: "Chiè costui ?". La risposta è: "La riserva di Diego Armando Maradona nella magica stagione 1986-87, che vide il Napoli vincere il primo Scudetto". Napoletano e cresciuto calcisticamente nelle file del Napoli, di fatto ha visto realizzarsi il sogno di qualsiasi bambino partenopeo che da calci ad un pallone. Dopo tutta la trafila nelle giovanili azzurre, Muro viene lanciato nel calcio professionistico partendo dalla serie C1. Il suo primo club è il Monopoli. Nella squadra pugliese mostra subito il suo fornitissimo bagaglio tecnico, nonché un'insolita maturità per un ragazzo di diciannove anni . Centrocampista avanzato, ma che poteva svolgere anche il ruolo di regista, ha doti tecniche molto importanti. Dotato anche di una buona visione di gioco, risulta essere anche un validissimo organizzatore di gioco. Grazie ad una buona sensibilità tecnica, si presta anche a battere i calci piazzati. Proprio in ragione di queste ottime credenziali, nella stagione successiva approda in serie A nel Pisa. Anche in terra toscana il suo impatto è molto positivo. Il bilancio finale è più che lusinghiero per un esordiente di vent'anni. Le presenze sono ben 29 (ricordo che all'epoca la seria A era sedici squadre e, quindi, le partite di campionato erano trenta, con la possibilità di operare appena due sostituzioni), con 4 reti all'attivo. La veloce escalation del ragazzo "born in Naples" convince la dirigenza azzurra a puntare su di lui. Siamo nel 1986, Maradona è tornato campione del Mondo dal Messico dimostrandosi il più forte calciatore in circolazione, e il Napoli cerca la definitiva consacrazione, dopo il terzo posto conquistato nell'anno precedente. Ciro viene chiamato a ricoprire un ruolo importantissimo, quello di fare da vice al più forte calciatore di sempre. Il ragazzo non si fa impressionare e svolge egregiamente il suo compito. Alla fine le presenze sono 1 1 con tanto di gol. Il suo contributo, inoltre, risulta fondamentale in Coppa Italia. Alla fine il Napoli, non sazio della vittoria dello Scudetto, conquista anche la coppa nazionale e Muro...dona (questo il nomignolo nel suo anno azzurro coniato dai tifosi partenopei) si toglie anche la soddisfazione di segnare una rete in finale. Nonostante l'esperienza ampiamente positiva, il giovane centrocampista cambia aria. Ambizioso e generoso, vuole diventare un protagonista assoluto, magari anche in una realtà calcistica meno importante. Arriva alla Lazio, dove rimane due stagioni, contribuendo in modo consistente alla promozione dei capitolini in serie A. Nell'anno di serie A in casacca bianco-celeste, però, le sue prestazioni non sono convincenti e il suo rendimento non è costante. Proprio nella stagione che doveva sancire il definitivo salto di qualità, Muro non convince. Sembra aver inizio un processo involutivo, che lo porta a non esprimersi più ai livelli delle stagioni precedenti. La sua carriera intraprende un percorso calante. Comincia un continuo pellegrinaggio da una società all'altra, prima in serie B e poi nelle serie minori. Cosenza, Messina e Taranto le tappe più significative. In particolare con il club tarantino, nelle cui file rimane due stagioni, riesce ad esprimersi meglio. Continua nei campionati minori, spesso in società campane della provincia napoletana, fino all'età di trentasette anni, quando decide di dare inizio alla carriera da allenatore. Per alcuni anni ricopre anche un ruolo da tecnico nel settore giovanile napoletano.
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    Centrocampista dotato tecnicamente.
    Carriera non all'altezza delle sue doti.