Un sogno ricorrente
Ho letto questo libro grazie ad una mia collega che possiede tutti i libri di Banana Yoshimoto ed ogni tanto me ne presta uno.
Li sceglie lei per me: se pensa che uno di questi romanzi possa piacermi allora me lo porta.
Finora mi sono piaciuti tutti i romanzi di Banana che ho letto, ma Delfini si classifica come quello che mi ha meno colpito nonostante alcune frase veramente significative.
La storia è quella di Kimiko e della sua gravidanza.
Kimiko ha un rapporto difficile con Goro, il padre del bambino e scopre di essere incinta grazie ad una visione di una sua amica.
La gravidanza, l'innamoramento per Goro, una brutta influenza, la permanenza di un mese presso il tempio di una cara amica, l'offerta di un suo amico di vivere in una villa un po' inquietante in cui sono nascosti degli animali imbalsamati sono le vicende che si dipanano in questo romanzo e che faranno scaturire riflessioni e meditazioni della protagonista.
Kimiko sogna varie volte i Delfini che danno anche il titolo all'opera e che secondo la quarta di copertina sono un po' il filo conduttore di questo romanzo.
Io, leggendolo, non ho condiviso quest'analisi perchè secondo me i fili conduttori sono altri ovvero sia gli animali imbalsamati, la vita la tempio ed i successivi ricordi.
Tra l'altro, speravo che Banana in quest'opera introducesse il tema dell'interpretazione dei sogni, magari in un'affascinante visione orientale dato che appunto vengono spesso raccontati i sogni fatti da Kimiko.
Speranza vana purtroppo.
La narrazione è scorrevole ed il libro di sole 170 pagine si legge bene in pochi giorni.
A volte ci si impunta in riflessioni un po' arzigogolate ed ammetto di aver saltato la lettura di qualche frase quando cominciavo a non capirci più nulla perchè piuttosto che i soliloqui preferisco il dipanarsi delle vicende.
Ciò non toglie che il libro rimane affascinante.
Banana ha uno stile narrativo molto delicato, scrive come una piuma ed è molto rilassante leggere i suoi libri.
I personaggi sembrano sempre calmi e silenziosi, meditabondi, guardano la vita con un occhio quasi filosofico.
Si dà molta importanza al benessere mentale, al gusto, ai colori.
Si mangia spesso in questi libri, ci si sofferma a gustare quello che si ha nel piatto, si sorseggia il tè, si guardano i colori del tramonto, si associano spesso odori alle sensazioni che si provano.
Questo stile contemplativo mi incanta, mi insegna a prendere la vita con molta più calma ed a soffermarmi io, a mia volta, davanti alle cose di tutti i giorni, a gustarmele come fanno Kimiko e gli altri.
Alla fine del romanzo c'è un piccolo glossario, utile ed interessante per scoprire alcuni termini che altro non sono che piatti giapponesi, elementi di arredo o della cultura orientale in genere.
Leggo sempre con interesse questa parte di libro che mi insegna sempre parole nuove e mi aiuta a comprendere meglio il testo.
Anche se, come ho già detto, questo libro mi è piaciuto un po' meno degli altri perchè, comunque non lo considero una lettura inutile dunque leggetelo anche voi!
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