Sempre lo stesso inizio: “Tu non puoi più venire a scuola!”
Ho appena letto l'ultimo libro di Walter Veltroni, “Tana libera tutti” che racconta la storia di Sami Modiano che nel racconto parla in prima persona: anche lui, come Liliana Segre, vede l'inizio nello stesso modo, nello stesso terribile ricordo ficcato in mente col martello del dolore. Il momento indelebilmente fissato è quello in cui le leggi razziali prendono corpo anche in territorio italiano e tutti i bambini ebrei non possono più andare a scuola: anche Liliana da quel giorno capì, seppe che era ebrea, cioè -diversa dagli altri-. Poi anche per lei, come per Simone la retata, il treno che parte da Milano, dal tristemente famoso Binario 8 alla metà di Auschwitz. Era il 30 gennaio 1944.
Là nel campo Liliana cercava sempre alla sera nel cielo la stella che aveva scelto e si ripeteva che essa avrebbe brillato finchè lei fosse stata viva ed è da qui che nasce il titolo del libro.
La testimonianza di Liliana Segre è stata raccolta da Daniela Palumbo ed è ora un libro che viene consigliato ai ragazzi dagli undici anni, ma io credo che esso vada bene anche per gli adulti perchè ricordare serve, e come.
Il racconto chiaramente ci presenta cose tremende, ma ci vengono offerte in modo delicato quasi che la bambina Liliana fosse entrata in punta di piedi per paura per timore per ansia per non farsi vedere dentro quel buco tremendo della storia dell'uomo.
Liliana insiste su un concetto: il Male si infiltra a poco a poco senza farsene accorgersene fino a quando scatta improvvisamente la trappola e a quel punto, ormai la gente è assuefatta e non dice più nulla. Liliana ricorda ancora adesso l'indifferenza delle compagne che non alzarono neppure gli occhi, non le dissero una parola di fronte alla cacciata dalla scuola.
Permane anche qui, in Liliana come in quasi tutti i sopravvissuti, il senso di colpa che prende quando la famiglia scompare e tu, solo tu, rimani vivo: capire cos'è successo, che non c'entri nulla, che ora però devi fare da testimone non è cosa facile ed è il risultato di un qualcosa che è sedimentato per decenni e che sfocia nella voglia di testimoniare, testimoniare prima che sia troppo tardi, fino all'ultimo soffio di vita
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